«Questo accordo è certamente frutto di un confronto che è stato portato avanti nel corso di parecchi mesi, in cui si è tentato di capire come arrivare alla maggiore efficacia di quella che è l’attività produttiva di questo sito». Sergio Spiller, Segretario Generale Aggiunto della Femca-Cisl, commenta in questa intervista per IlSussidiario.net l’accordo raggiunto con i lavoratori nella fabbrica di Sedico del gruppo Luxottica: l’azienda aveva la necessità di aumentare la produttività, così sono state avviate delle consultazioni tra i lavoratori e due sessioni di workshop per coinvolgerli e capire le loro esigenze riguardo turni e orari. Alla fine ogni lavoratore ha scelto la fascia d’orario preferita con il risultato che adesso la distribuzione, senza scioperi e proteste, ma solo attraverso una stretta collaborazione con i lavoratori, è attiva dalle 5 del mattino alle 20, proprio come l’azienda desiderava inizialmente.



Spiller, come commenta il raggiungimento di questo accordo?

Per riuscire a capire al meglio la situazione, bisogna tener conto che questo è un sito produttivo di logistica che serve gran parte delle realtà mondiali, quindi è necessario avere le capacità per far funzionare tutto il sistema e per garantire determinate prestazioni in tempi molto rapidi. Il rapporto è stato portato avanti con un costante confronto, ma anche in modo molto innovativo, perché alle spalle di questo c’è anche tutto un lavoro in cui si è tentato di capire non solo quali fossero i problemi da risolvere e le esigenze produttive dell’azienda, ma anche un ragionamento con i lavoratori attraverso una serie di domande e ricerche atte a individuare quale fosse la soluzione più idonea che riuscisse a tener conto dell’esigenza produttiva relativamente ai bisogni dell’azienda, ma anche dei lavoratori.



Un lavoro che poi ha portato i suoi frutti…

Sì, è stato un lavoro di preparazione durato parecchio tempo, che poi ha portato alla definizione di un accordo dal punto di vista contrattuale che ha definito questi nuovi orari di lavoro, ma vorrei dire che situazioni come questa non rappresentano una eccezionalità nel settore della moda.

Ci spieghi meglio

In questo settore ci si ritrova spesso a ragionare e a discutere su innovazioni che permettano di conciliare quelle che sono le esigenze produttive con i turni e gli orari dei lavoratori. Devo infatti ammettere che un po’ mi sorprende il fatto che questo venga considerato un’innovazione in termini di rapporti da un punto di vista sindacale, perché se andiamo a vedere quello che è avvenuto all’interno del settore ci rendiamo conto che in passato si è arrivati a decine di accordi per passare da orari di carattere giornaliero a orari o turni di carattere multiperiodale, che prevedono anche momenti di maggiore intensità produttiva.



Cosa c’è quindi di interessante in questo particolare caso?
 

Quello che è interessante in questa situazione è che, rispetto ad altre, nel percorso che ha coinvolto sindacato e impresa per la determinazione di tutto il processo non è avvenuto solo il tradizionale confronto dal punto di vista sindacale, ma anche una vera e propria adesione a un lavoro di ricerca che è stato messo in campo coinvolgendo tutte le realtà presenti all’interno dell’azienda. Di questi tempi è poi facile fare paragoni con tutta la vicenda Fiat che conosciamo bene, ma se andiamo a vedere da vicino questo tipo di esperienza, ci accorgiamo che si tratta di una costruzione cresciuta nel tempo che ha portato alla definizione di accordi aziendali, alla costituzione di un welfare aziendale e a un livello di confronto dove si è arrivati alla risoluzione dei problemi attraverso il coinvolgimento dei lavoratori.

 

Lei ha detto che nel settore della moda questo tipo di accordi non rappresentano un’eccezionalità: ma allora cosa ci vuole per sperare in accordi di questo tipo anche negli altri settori lavorativi?

 

Credo che una politica che tenga conto anche delle esigenze partecipative abbia bisogno di alcuni elementi qualificanti: uno di questi è certamente l’affidabilità reciproca tra le varie parti, perché decisioni di questo tipo non nascono da un giorno all’altro, ma sono il frutto di scelte e relazioni che si costruiscono ovviamente nel tempo. Se non si crea il giusto rapporto tra azienda e lavoratori, con l’arrivo del primo problema si creeranno immediatamente numerosi attriti, e bisogna tener conto che la prima cosa da analizzare quando c’è una modifica di orario del turno è proprio il disagio che si può arrecare ai lavoratori. Quindi, se non si hanno atteggiamenti di coerenza da parte di tutti i soggetti coinvolti, è chiaro che il rapporto si fa molto più complicato, e se le varie posizioni non riescono a trovare un terreno comune dove confrontarsi e risolvere i problemi aziendali, allora è normale che il singolo lavoratore tenderà a individuare solamente ciò che non va.

(Claudio Perlini)

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