«Il tema generale del documento è riassunto anche dal titolo: “Per il lavoro, per la crescita, per l’equità sociale e fiscale”. In particolare, il tema più forte è ovviamente quello della crescita, perché vista l’attuale recessione e dopo le politiche di rigore e di controllo del bilancio pubblico, bisogna assolutamente fare qualcosa per lo sviluppo del Paese». Giorgio Santini, Segretario generale aggiunto della Cisl, spiega in questa intervista a ilsussidiario.net i contenuti del documento unitario varato insieme a Cgil e Uil che contiene le proposte che saranno inviate al governo nelle prossime ore in vista del confronto sulla riforma del mercato del lavoro. «Questo è il punto da cui partire, – spiega Santini – e nella parte iniziale del documento abbiamo presentato diverse proposte riguardo investimenti, rilancio dei settori in crisi, politiche del lavoro e liberalizzazioni. Inoltre, parliamo soprattutto di politiche fiscali».
In che senso?
I redditi sono stati colpiti pesantemente dalle manovre di assestamento del bilancio, con una depressione pericolosa della domanda interna, e per questo chiediamo una riforma fiscale che permetta di recuperare il terreno che si è perduto finora. Successivamente, il documento affronta in maniera specifica i temi del lavoro con diverse proposte.
Che tipo di proposte?
Il punto principale riguarda politiche che aiutino l’occupazione: siamo nel pieno di un’emergenza occupazionale e sappiamo che le maggiori priorità sono i giovani che non trovano lavoro, le donne che lo trovano molto meno di quello che dovrebbero e la vastissima platea di lavoratori che soffrono le crisi aziendali e in cassa integrazione. Mettiamo in campo diversi strumenti, già esistenti e per questo già utilizzabili, per favorire una nuova occupazione: sto parlando dell’apprendistato, del contratto di inserimento e del part time.
In che modo questi strumenti potranno rivelarsi davvero utili?
Privilegiamo i meccanismi che possono portare a un lavoro stabile, come l’apprendistato, e che siano convenienti anche per le imprese, come il contratto di inserimento e il part time. Il cuore della nostra proposta è questo: cerchiamo anche di rendere meno precario il lavoro flessibile, che secondo noi non va cancellato, ma è necessario che si affermi il principio secondo cui il lavoro flessibile costa quanto il lavoro stabile, ma con quel “quid” in più per gli ammortizzatori sociali, sul modello della somministrazione del lavoro che a nostro avviso potrebbe riassorbire tutte le figure del lavoro flessibile.
E per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali?
Un altro punto del documento riguarda proprio questo tema: chiediamo che vengano garantite le risorse per le casse in deroga anche nel 2012, che avvenga il riordino del sistema degli ammortizzatori e che questo riordino si basi su un principio per cui la cassa integrazione, l’indennità di mobilità o di disoccupazione a seconda dei casi, valgano per l’insieme dei lavoratori, per tutte le tipologie aziendali e per le diverse tipologie contrattuali. Crediamo che attraverso questi tre cardini che ho elencato sarà possibile riformare il mercato del lavoro nell’ottica della cosiddetta “flexsecurity”, quindi di un’idea in cui ci sia del lavoro tendenzialmente stabile insieme a una quota di flessibilità, che però non deve diventare precarietà.
Chiediamo inoltre che ci sia un sistema di tutele nuovo, moderno e strettamente collegato alle politiche attive del lavoro per la riqualificazione dell’impiego, che permetta anche di offrire a tutti i lavoratori che incontrano difficoltà un sostegno al reddito.
Prima parlava anche di una riforma della previdenza. Di che si tratta?
Con il cambio delle regole previdenziali e l’allungamento dell’età di accesso alla pensione, ci sono tantissimi lavoratori che si trovano in una situazione paradossale: hanno perso il lavoro e gli ammortizzatori sociali erano utili solamente per il periodo che serviva ad arrivare alla pensione, ma visto che questo periodo è stato allungato non sono neanche possibili pensionati. Chiediamo quindi che si trovi al più presto una soluzione per questi lavoratori, presenti in ogni settore, che avevano fatto i loro accordi aziendali pensando che l’età pensionabile fosse quella che c’era prima.
Quali sono invece le vostre proposte riguardo le liberalizzazioni?
Siamo d’accordo con questo intervento del governo come elemento di dinamicità dell’economia, di apertura di nuove iniziative imprenditoriali e occupazionali, di riduzione dei costi e quindi anche di miglioramento dei servizi. Naturalmente, come avviene in tutti i paesi europei, devono esserci delle regole precise, e in particolare chiediamo che la proprietà delle reti idriche, dei trasporti, ferroviarie e del gas rimanga nelle mani pubbliche, e che la liberalizzazione riguardi solamente la gestione del servizio. C’è poi un grande bisogno di regole che possano far rispettare i contratti collettivi di lavoro, perché non è pensabile, prendendo come esempio un caso di cui si sta molto parlando nelle ultime settimane, che la liberalizzazione degli esercizi commerciali comporti che non ci sia più nessun vincolo di orario di lavoro. Ci auguriamo quindi che ci sia quindi presto un incontro con il governo, da cui aspettiamo presto una convocazione.
(Claudio Perlini)