Si è aperta la “battaglia” di Confindustria, cioè la successione alla presidenza di Emma Marcegaglia. Ovviamente il termine “battaglia” è molto enfatico, sopra le righe, perché in realtà il confronto è aperto da alcuni mesi e vede come protagonisti alcuni candidati che sono bravi industriali italiani, non solo nella gestione aziendale, ma anche nelle relazioni industriali. Gente che sa stare sul mercato e che non si tira indietro di fronte alle difficoltà di questa crisi. Alberto Bombassei è sceso in campo da tempo, ma proprio in questi giorni ha presentato il suo programma costituito da dieci punti. Sul significato della candidatura di questo imprenditore, che “ha creato il gioiello Brembo”, si è discusso e si è cercato di trovare un significato. Stefano Cingolani, grande osservatore di cose economiche, di strutture imprenditoriali, di relazioni industriali, ne parla con ilsussidiario.net.
L’immagine che si dava alla candidatura di Alberto Bombassei era quella di una sorta di “inviato”, meglio dire di imprenditore collegato, come visione complessiva, alla Fiat, anche a quella di Sergio Marchionne. È ancora corretta una simile valutazione?
Come punto di riferimento quel tipo di indicazione mi sembra ancora valida. Ma, intendiamoci, non è un fatto meccanico, un rapporto stretto al punto tale da togliere autonomia a Bombassei. Mi è sembrato che, nel momento che Fiat è uscita da Confindustria, la candidatura di Alberto Bombassei potesse rappresentare un antico collegamento che avrebbe potuto portare anche a un ritorno della Fiat nell’associazione degli industriali. Non è cosa da poco l’uscita della Fiat da Confindustria e quindi la scelta, se è stata fatta con questo obiettivo, non è da sottovalutare.
Ma se Bombassei diventasse presidente di Confindustria, muterebbe la linea dell’associazione e, soprattutto, cambierebbe in Italia la concezione delle relazioni industriali?
Qui bisogna andare con i piedi di piombo a dare giudizi e a fare previsioni. Adesso, al di là dei dieci punti di Bombassei, cioè del suo programma “elettorale”, mi sembra che se venisse eletto ci potrebbero essere dei punti di discontinuità. Penso, ad esempio, a una revisione di quello che è il vecchio modello concertativo italiano. Balza subito agli occhi che due bravissimi industriali come Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi si distinguano proprio sul punto della revisione di questo modello. Mentre Squinzi mi pare molto aperto al dialogo complessivo con i sindacati, secondo tradizione italiana, probabilmente Bombassei ha in mente dei cambiamenti.
Quali per esempio?
Credo che Bombassei pensi a una riduzione del peso dei contratti nazionali e punti decisamente sulla contrattazione aziendale. È su questo punto che viene in mente il collegamento con la linea di Marchionne. Questo, con la dovuta flessibilità nei rapporti, potrebbe essere una svolta nella storia delle relazioni industriali in Italia. Ma il compito di Bombassei non è semplice. Difficile comprendere nella “platea” degli industriali italiani quanti siano d’accordo con Sergio Marchionne e quanto giovi a Bombassei il collegamento con il manager italo-canadese.
Beh, presentandosi come “collegato” a Marchionne, difficilmente Bombassei potrebbe vincere la sua partita. Nella stessa Assolombarda, che è decisiva in simili vicende, ci sono marcate differenze.
Bombassei ha voglia da tanto tempo di fare il presidente di Confindustria. È un bravo imprenditore e un uomo molto prudente, quindi sa benissimo che deve gestire una “presunta vicinanza” e nello stesso tempo deve sapersi smarcare per dare rassicurazioni generali e fare il presidente di tutti. Per questo la partita di Bombassei è tutt’altro che semplice.
Come si potrebbe collocare politicamente Alberto Bombassei, a quale forza politica attuale si riferirebbe? Glielo chiedo perché è sempre stato difficile inquadrare il “signor Brembo”.
È molto coperto, molto schivo. Anche dopo qualche contatto personale di rappresentanza non si riesce a configurare politicamente. Lo si può ricordare critico, in alcune circostanze, con il Governo Berlusconi, ma anche con i Governi di Romano Prodi. Non pare che ci siano collegamenti di alcun tipo con la politica. In questo ricorda molto Marchionne, che alla fine dice tutto e non dice nulla, ma guarda soprattutto agli interessi aziendali, alla sua visione. Sono entrambi sfuggenti in un certo senso su alcuni punti. Nelle relazioni con i sindacati Bombassei è contrario alla linea della Fiom, ma non a quella della Cgil. È un personaggio complesso.
Potrebbe essere importante questa collocazione così lontana dalla politica?
Risposta difficile. Anche Giorgio Squinzi sembra sempre uno legato a Berlusconi, amico intimo di Fedele Confalonieri. Ma in questo momento, paradossalmente, Squinzi potrebbe essere il candidato migliore per la Cgil. In realtà, in gioco ci sono questioni di prestigio e di linea complessiva, che poi possono essere riferite a posizioni politiche. Ma in un momento come questo, con le trattative sulla riforma del mercato del lavoro, con i passaggi che si devono affrontare per la crisi che viviamo, alla fine se Bombassei fa una “svolta flessibile” nel mondo delle relazioni industriali, sarebbe il candidato più in linea con la politica del Governo di Mario Monti.
(Gianluigi Da Rold)