La Commissione lavoro della Camera ha approvato la proposta di legge che ha come intento quello di ridurre l’incidenza della recidiva e favorire l’integrazione nella società di chi ha scontato la propria pena. Una legge che idealmente viene a sostituire l’attuale ordinamento legislativo noto come legge Smuraglia in funzione dal 2000, allargandone i contenuti e portando a compimento diversi passaggi che l’attuale situazione carceraria ha reso drammaticamente urgenti. Un disegno di legge bipartisan, nato inizialmente con una proposta a firma del senatore Treu e poi perfezionato e portato a compimento dall’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, composto da appartenenti alle diverse forze politiche. Per Alessia Mosca, deputato del Pd, membro dell’Intergruppo e relatore della proposta di legge, che ha risposto ad alcune domande de Ilsussidiario.net sul tema, «il ruolo dell’Intergruppo per la sussidiarietà è stato determinante nell’arrivare a questo obbiettivo», che è aumentare le agevolazioni per imprese e cooperative sociali che favoriscano l’inserimento lavorativo dei detenuti. «A parte lodevoli esperienze come quella che si registra, ad esempio, nel carcere di Padova – aggiunge Alessia Mosca – siamo purtroppo davanti a una scarsa partecipazione delle imprese nella realtà carceraria». In questo senso la proposta di legge, che dovrebbe essere sottoposta al voto nelle prime settimane di febbraio, vuole proprio essere una risposta a questa situazione.
Onorevole, quale ruolo ha avuto l’Intergruppo per la sussidiarietà nell’elaborare il disegno di legge?
Un ruolo determinante. La proposta di legge infatti nasce all’interno dell’Intergruppo in seguito a una visita fatta al carcere di Padova circa un paio di anni fa. Va detto che questa proposta di legge nasce anche su spinta dell’elaborazione sul tema del senatore Tiziano Treu, che aveva inizialmente depositato la proposta a sua firma. La proposta è stata poi depositata a firma di esponenti di tutti gli schieramenti, cosa che poi è successa anche alla Camera con identico risultato.
Un percorso dunque che ha visto insieme i diversi schieramenti politici.
Esattamente. C’era poi stato anche l’intervento dell’onorevole Renato Farina che aveva presentato una proposta di legge analoga, tesa anche al medesimo scopo e firmata da diversi parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Quindi l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà ha raccolto tutto questo lavoro facendolo suo e arrivando al testo che abbiamo presentato l’altro giorno in Commissione Lavoro.
Siamo dunque a un passo dall’obbiettivo finale. Come crede che il Parlamento voterà, al momento di farlo?
Non possiamo certo ancora cantare vittoria, almeno fino a quando arriveremo al momento finale dell’approvazione. Sappiamo però bene come passare in Commissione sia molto importante perché significa avere tutte le precondizioni per poter arrivare rapidamente a un’approvazione anche in Aula.
Si sente ottimista?
Sono molto ottimista, dato che abbiamo già la calendarizzazione del voto prevista la prima o seconda settimana di febbraio. Essendo stata votata a grandissima maggioranza in Commissione da tutti i gruppi non credo proprio possa venire poi bocciata.
Entriamo nel dettaglio della vostra proposta. In che modo si supera il precedente ordinamento detto legge Smuraglia?
Si tratta di fatto di una modifica migliorativa della legge Smuraglia, in quanto va ad allargare e allungare i benefici per coloro che partecipano al lavoro nelle carceri.
In che modo? E chi è che ha diritto a questi benefici?
Si tratta di tutte quelle aziende e anche cooperative sociali che accettano di investire sul lavoro dei detenuti. I benefici prevedono l’aumento del credito di imposta a cui si ha diritto (innalzato a mille euro) per ogni detenuto che lavora. Viene anche allungato il periodo entro cui questo credito di imposta resta in vigore, che si allunga anche per 24 mesi dopo la scarcerazione.
Un risultato importante.
Siamo anche riusciti a ottenere, e questo è davvero importante, un aumento del tetto della copertura finanziaria. Questo grazie all’impegno del ministro del Lavoro e di quello della Giustizia, i quali hanno considerato la proposta come valida e quindi hanno dato il loro via libera per coprire i costi previsti dalla legge.
È vero che negli ultimi anni si era registrata un’assenza delle aziende disposte a investire sui carcerati? Quello che propone la legge può essere un incentivo sufficiente a farli tornare?
È un incentivo significativo, perché c’è un credito di imposta per le aziende che si impegnano ad affidare lavoro ai carcerati. Dire quanto questo potrà attrarle è difficile. Realtà molto attive come quella che opera nel carcere di Padova, o come quella di Bollate, sono casi molto isolati.
In che senso?
Nella maggior parte delle carceri c’è purtroppo una situazione di enorme difficoltà da parte delle aziende a poter collaborare con le case circondariali o con le carceri. In questo senso, questa legge ha il merito anche di riportare l’attenzione su questa questione con l’auspicio che le aziende siano attratte a trovare nuovi modi di collaborazione puntando su questi incentivi.
In questa proposta di legge c’è anche un prolungamento dell’attività lavorativa del carcerato.
Esattamente: il carcerato ha diritto a 24 mesi di lavoro dopo la scarcerazione. È importante che ci sia questo collegamento con il periodo immediatamente successivo alla scarcerazione. La cosiddetta recidiva, il periodo immediatamente successivo alla scarcerazione, di solito interviene entro i sei e i dodici mesi.
Dunque un aspetto anche educativo di questa legge, che permette di non abbandonare i carcerati che tornano in libertà. Il periodo immediatamente successivo alla scarcerazione è infatti giudicato il più a rischio.
Certamente. Infatti, è risaputo che oltre il 68% dei detenuti appena scarcerati torna a delinquere entro i primi tre o sei mesi dalla scarcerazione. Dar e loro la possibilità di continuare a lavorare e percepire uno stipendio è sicuramente una risposta contro questa situazione.
Diverse persone criticano il fatto che lo Stato investa dei soldi per persone condannate per atti criminosi.
È un’obiezione che viene fatta spesso, ma va chiarito un passaggio importante. Gli interventi previsti da questa legge hanno una valenza importantissima dal punto di vista economico e quindi non solo umano. Non solo per il risparmio che si ottiene dall’investimento della sicurezza pubblica, perché è chiaro che un carcerato che viene liberato e che ricade nello stesso reato o peggiore è un problema per la sicurezza pubblica, ma c’è anche un effettivo risparmio che è stato anche calcolato rispetto alle finanze pubbliche.
Quale?
Un carcerato che lavora costa di meno allo Stato, c’è un immediato risparmio. In secondo luogo, c’è un risparmio ulteriore che aiuta a evitare che ci sia un ulteriore mantenimento in carcere dei detenuti considerando il fatto che la recidiva viene abbattuta. Un abbattimento che corrisponde, secondo alcuni calcoli, a circa 60 milioni di euro e che fa sì che per ogni detenuto che riesce a reintegrarsi ci sia un risparmio giornaliero di circa 157 euro per le casse dello Stato.
(Paolo Vites)