Se possano o meno dormire sonni tranquilli dovrebbe essere ormai questione di pura forma; si attendeva il via libera al decreto Milleproroghe delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, e c’è stato. Da oggi, il provvedimento passa in Aula. Precoci ed esodati non rischiano dilazioni inique o falcidie insopportabili. I primi sono quelli che hanno iniziato a lavorare in tenera età (15-16 anni) e rischiavano di non poter accedere alla pensione anche laddove avessero avuto 42 anni e un mese di anzianità, ma meno di 62 anni; i secondi, figurano tra i lavoratori che si sono licenziati volontariamente da aziende in crisi in seguito a incentivi economici e alla promessa di andare in pensione entro due anni. La riforma rischiava di far slittare la loro pensione di 5-6 anni. Ebbene: il provvedimento prevede, in sostanza, che per entrambi si mantenga il regime precedente alla riforma e che non ci siano penalizzazioni per i precoci che decideranno di andare prima in pensione. «Le correzioni sono state concordate alla Camera, dopo una lunga discussione; non credo, quindi, che ci saranno problemi neanche al Senato», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Tiziano Treu, senatore del Pd ed ex ministro del Lavoro. «Non si può, del resto – aggiunge -, continuare a mettere tutto in discussione. Si tratta di cambiamenti utili per porre rimedio a un innalzamento dell’età fatto in modo molto drastico».
Secondo Treu, è stato giusto mantenere una pista “privilegiata” per i precoci. «Quando un uomo ha lavoro 42 anni e una donna 41, possiamo dire che abbiano versato il loro tributo alla sicurezza sociale. Si tratta, oltretutto, di un gruppo abbastanza ristretto di persone». Per quanto riguarda, invece, gli esodati, «nella prima versione delle modifiche si era ipotizzata una salvaguardia solamente per coloro che avevano stipulato un accordo con la propria azienda in sede di trattativa collettiva. La tutela ora è stata estesa anche a chi si è messo d’accordo con la propria azienda, a livello di accordo singolo, e che avrebbe rischiato di restare senza lavoro e senza pensione. Si tratterà di capire quanti sono. Questo, infatti, non è ancora chiaro».
Si era parlato di una copertura finanziaria ammontante a circa 100 milioni di euro. «Non lo sappiamo con precisione. Gli esodati in seguito ad accordi individuali, infatti, non sono ancora stati censiti, non ne conosciamo il numero». In ogni caso: è notizia di oggi che la copertura sarà trovata aumentando le aliquote contributive per i lavoratori autonomi. Eppure, su queste pagine, l’onorevole Silvano Moffa aveva spiegato che, quand’anche si trattasse effettivamente di 100 milioni, non sarebbe necessario recuperarli aprendo un nuovo capitolo di spesa. Sarebbe, altresì, sufficiente decurtarli dai sei miliardi di risparmi derivanti dalla riforma delle pensioni previsti per il 2013.
«È così, infatti – spiega Treu -. È una della ipotesi tutt’ora al vaglio del governo. Entrambe sono valide. Ci sono anche altri “pretendenti”, tuttavia, per recuperare tali risorse quali, ad esempio, gli ammortizzatori sociali che potrebbero essere leggermente ridotti». Tale scelta, con ogni probabilità, non sarà oggetto di votazione. «Credo che sarà concordata». Siamo dunque giunti al termine. «Queste sono le ultimissime correzioni. Non ci saranno spazi per ulteriori correttivi. Ora la necessità consiste nel mettere a punto la riforma del lavoro».
(Paolo Nessi)