Ieri Governo e sindacati si sono ritrovati per discutere della riforma del mercato del lavoro. «Si è trattato – ci spiega Giorgio Santini, Segretario generale aggiunto della Cisl – dell’avvio di un confronto, in cui il ministro Fornero ha presentato alcune sue considerazioni di carattere molto generale e, soprattutto, di prospettiva. Le parti sociali hanno sottolineato invece, con molta sintonia, le urgenze che riguardano essenzialmente tre temi».



Quali?

Il primo riguarda l’incentivazione della possibilità di assumere con tipologie contrattuali che siano al tempo stesso flessibili, ma tendenzialmente stabili, e al riguardo si è parlato in particolare di apprendistato per i giovani e di contratto di inserimento per gli over 50. Il secondo riguarda un’azione di contrasto nei confronti degli abusi che ci sono nella flessibilità, semplificando tipologie lavorative e facendo costare di più il lavoro flessibile per dotarlo anche di ammortizzatori sociali adeguati.



E il terzo tema?

Riguarda il riordino del sistema degli ammortizzatori sociali, ma senza sprecare le esperienze di cassa integrazione e di indennità di mobilità e disoccupazione, che sono i pilastri su cui si basa il sistema attuale, che può essere esteso a tutte le categorie, a tutte le tipologie d’azienda e contrattuali, naturalmente sempre su base fortemente mutualistico-assicurativa, quindi con sistemi di contribuzione adeguati.

A questo proposito si è parlato di una cassa integrazione “breve”. Cosa ne pensa?

Questa è una delle considerazioni che, tra le varie ipotesi di prospettiva del ministro, sono state individuate. Tutte le parti hanno invece ritenuto nel loro intervento di affermare che il sistema di cassa integrazione attuale ha funzionato bene, soprattutto in questi anni, ed è bene mantenerlo nella sua struttura. Naturalmente non è una buona cosa il fatto che un lavoratore stia troppo tempo in cassa integrazione, e bisogna assolutamente che rientri al lavoro o che sia oggetto di politiche attive che lo possano più facilmente aiutare a trovare rapidamente un lavoro. Però, nessuno di noi può ragionevolmente pensare di abbandonare la cassa integrazione, soprattutto vista la pesantezza della situazione attuale. Puntiamo quindi nei tempi più rapidi possibili, ma comunque oltre il 2012, a superare la cassa in deroga che può essere sostituita da un nuovo accordo che impegni tutte le parti ad avere un sistema di cassa integrazione che riguardi tutti i soggetti e tutte le tipologie di aziende.



Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil, ha detto che sul lavoo non ci possono essere scelte unilaterali da parte del governo. Cosa ne pensa?

Se c’è un tema che è negoziale è proprio quello del lavoro: c’è un documento sindacale in cui abbiamo fatto le nostre proposte in merito e che è bene che siano al centro del negoziato, e crediamo che in questa trattativa tutti debbano sentirsi responsabili a trovare le decisioni per quanto riguarda il tema del lavoro, soprattutto per i giovani e per le tante persone che in questi anni hanno perso il lavoro.

Come si è concluso poi l’incontro?

Le parti sociali hanno presentato principalmente questi temi, dopo di che la riunione si è conclusa con l’aggiornamento alla prossima settimana sulla base di eventuali ulteriori considerazioni che verranno dal ministero e dall’impegno delle parti sociali di sostanziare questi discorsi con proposte e possibilità di accordo. Si comincia quindi a parlare seriamente di questo tema, senza che ci siano particolari ostacoli e con l’intento di cercare di andare avanti per concludere entro un mese la trattativa.

 

Cosa può dirci invece sul monitoraggio mensile dei dati sulla cassa integrazione e l’occupazione diffusi da Inps e Istat che sta svolgendo il Dipartimento Mercato del Lavoro e Formazione Cisl?

 

Si tratta di un monitoraggio quantitativo sulla cassa integrazione, sia per settore che per aree geografiche, molto indicativo della dinamica della crisi economica, per governare da un lato l’utilizzo di questi strumenti, ma soprattutto per dare sostanza a quelle che anche prima abbiamo chiamato politiche del lavoro: nell’accordo quadro del 2009 sugli ammortizzatori sociali in deroga era previsto anche che tutti i lavoratori che avevano appunto ammortizzatori sociali avrebbero dovuto diventare soggetti e oggetto di politiche attive, quindi di percorsi di riqualificazione e di reimpiego. Nel 2010 e ancora di più nel 2011 abbiamo osservato esperienze molto interessanti che dimostrano come la crisi abbia in fondo insegnato anche qualcosa di positivo, cioè mettere in campo azioni utili al reimpiego e alla formazione di nuove competenze per trovare un nuovo lavoro.

 

(Claudio Perlini)

Leggi anche

I NUMERI/ Il nuovo legame tra occupazione ed economia che la politica non vedePIL E LAVORO/ Le macerie dietro i dati in miglioramentoPIL E LAVORO/ L'alternativa a rivoluzioni e "vaffa" per la ripartenza dell'Italia