La conoscenza e l’organizzazione dei mercati internazionali sta diventando sempre più la chiave del successo dell’impresa; la capacita di agire per dare sviluppo alla condivisione di cultura innovativa, attraverso una pedagogia della flessibilità, diviene il fattore economicamente sempre più importante in questo contesto evolutivo, determinato dal passaggio dalla knowledge based economy, propria dell’epoca dell’industrializzazione avanzata alla nuova knowledge driven economy, propria dell’epoca dell’informazione e della conoscenza.
Tuttavia, essendo la conoscenza un bene immateriale, nella creazione di valore nel contesto della knowledge driven economy tendono a modificarsi le stesse forme di accumulazione del capitale con effetti importanti sui processi di sviluppo del mercato globale, tra cui la finanziarizzazione dell’economia. Attualmente le strategie di investimento della grande maggioranza degli attori finanziari si possono considerare quanto meno indifferenti a quello che succede ai redditi dei lavoratori, ai livelli di occupazione, alle condizioni di lavoro, ai beni pubblici, al sistema di protezione sociale, ai sistemi di supporto alla vita, in quanto l’unico criterio guida degli attori finanziari è la massimizzazione a breve termine del rendimento finanziario. La tendenza che si afferma, verificatesi per la prima volta nella storia dell’umanità, è di “lucrare denaro attraverso il denaro”.
Per secoli le rendite parassitarie di chi presta denaro per ricavarne profitti di usura sono state deprecate e condannate. Il mestiere di guadagnare prestando denaro è stato censurato da tutte le religioni monoteiste; le regole di condotta ebraiche proibivano l’interesse sui prestiti, e infatti Gesù scacciò a frustate i mercanti di denaro dal tempio, e anche Maometto, e in seguito i profeti dell’Islam, vietò ogni forma di usura nell’ambito della legge Coranica.
La pratica dell’attività finanziaria a fini di lucro è stata sempre regolata socialmente, in quanto anche dal pensiero laico le molte forme di interessi sul credito sono state considerate in campo etico, un’innaturale e ingiustificata riproduzione di denaro per il denaro, accettabile solo nei limiti di un trasferimento di finanze che agisca da mediazione utile per favorire l’imprenditorialità emergente a elevato valore produttivo.
L’economista Adam Smith fu sostenitore del fatto che il mercato stesso avrebbe autoregolato la attività finanziare basate sul risparmio sociale, gestite dal sistema bancario ai fini di un progresso economico capace di svilupparsi nell’ambito della libera concorrenza del mercato; ma anche egli diffidò delle azioni finanziarie che attuavano il ricorso ad alti tassi di interesse, proprio in quanto quest’ultime avrebbero raffreddato lo sviluppo del mercato; infatti, per Smith alti profitti del prestito della moneta corrispondono a fare spreco di risorse economiche, mettendo fuori mercato quanti intendono investire per usi produttivi, e quindi alti tassi di interesse molto probabilmente sono appannaggio di prodighi venditori di fumo e di scaltri progettisti di iniziative chimeriche.
Infatti, la moneta non può essere considerata un bene in se stessa, proprio in quanto ogni moneta ha valore di indicatore delle relazioni tra volumi di scambio di merci. Pertanto quanto più gli scambi di merci avvengono rapidamente e in espansione, tanto più si eleva il valore di quella moneta di riferimento. Di conseguenza, ogni dilazione speculativa sulle monete, trattate come merci di scambio, anziché come indicatori del flusso dell’ interscambio di beni, rallenta ove si attui la fertilità della economia di mercato. Su questo tema oggigiorno si giocano anche le più evidenti contraddizioni nel processo di sviluppo del mercato globale.
Pertanto, il capitale di rischio, accumulato dal trading on line o in altra forma, per non rimanere inserito in un sistema di inutili “bolle speculative” associate a un elevato azzardo economico, tale che può corrispondere a mandare letteralmente in fumo grandi quantità di risparmi, deve essere utilizzato sulla base della attuazione di progetti di sviluppo di ampi partenariati di impresa, capaci di valutare e valorizzare e integrare l’associazione delle competenze e le abilità creative (know how) proprie del Capitale umano con il Capitale di rischio accumulato tramite le operazioni finanziare di borsa.
Nella convinzione che la mente umana sia il punto di partenza e di arrivo di ogni innovazione anche in proposito dell’evoluzione attuale del mercato, ritengo che un appropriato assetto formativo, adeguato al superamento della scarsità di competenze manageriali management skill shortage sul tema del pensiero flessibile sia un impegno decisivo per lo sviluppo di una nuova economia nell’era della conoscenza basato sulla centralità della persona, per lo sviluppo dell’impresa nel mercato globale in un’economia al servizio dell’uomo.
D’altra parte, Benedetto XVI nel Capitolo II (p. 21) dell’enciclica Caritas in Veritate, dedicato a “Lo sviluppo umano nel nostro tempo” sollecita una nuova sintesi umanistica per una comprensione unitaria relativa agli aspetti della crisi e delle sue soluzioni, ponendo la persona al centro come soggetto di discernimento e promotore di nuova progettualità.