Come rendere il mercato del lavoro più inclusivo? Rispondere al quesito è l’attuale priorità del governo; almeno a quanto dice il governo stesso. Fatta la riforma delle pensioni, occorre renderla sostenibile creando sviluppo e occupazione. Tra le proposte di cui si discute in questi giorni, c’è la semplificazione delle circa 40 forme di lavoro atipiche e parasubordinate, attraverso l’introduzione di una sorta di contratto prevalente; in sostanza: il giovane entra in azienda e per un periodo di tre anni (di apprendistato, formazione, ecc.) sarà licenziabile. Otterrà maggiori garanzie con il procedere degli anni, sino allo scadere del terzo, quando sarà assunto e tutelato anch’egli dall’articolo 18. «Credo che i giovani vadano tutelati diversamente. La proposta relativa ad articolo 18 e apprendistato è un film già visto. Salvo poche correzioni, è qualcosa che già esiste nella nostra struttura lavorativa», commenta, raggiunto da ilSussidiario.net, Gaetano Troina, professore di Economia aziendale presso l’Università di Roma Tre.



Secondo il professore,  sul fronte delle modifiche contrattuali, altre misure hanno la precedenza: «Sarebbe opportuno sottolineare la necessità di una copertura assicurativa e contributiva completa. Magari, invece che a carico dell’azienda, a carico dello Stato». Quando si parla di nuova occupazione, si è abituati a riferirsi unicamente alla aziende private. «Ma anche il settore pubblico deve essere messo nelle condizioni di assumere – spiega Troina -. Limitandoci al privato, infatti, non assisteremo a una drastica modifica dell’attuale scenario». Come è noto, tuttavia, il pubblico impiego è un mercato ormai saturo; altresì, la generosità delle assunzioni degli anni passati è in parte causa dello stallo attuale. «Occorrono, infatti, interventi tesi a creare nuove possibilità di lavoro, a partire dalla natura più essenziale dell’”azienda Italia”».



Il professore ha in mente in una potenziale gallina dalle uova d’oro notoriamente sottovalutata: «Mi riferisco al turismo, il che comprende svariati settori: musei, parchi naturali, spiagge, alberghi, bar, ristoranti, agriturismi, e via dicendo; possiamo considerare, inoltre, tutte le aziende collegate, come quelle che si occupano di trasporti». Secondo Troina, seguire questa logica potrebbe giovare, in particolare, al Meridione: «Se vogliamo strappare dalle grinfie della criminalità organizzata i nostri giovani, dobbiamo “inventargli” il lavoro; nessuna azienda, infatti, sarà mai interessata a trapiantarsi o investire direttamente, ad esempio, in Calabria». Alla luce di quanto detto sinora, la riforma giuridica del lavoro assume importanza relativa.



«L’articolo 18 salvaguardia i diritti acquisiti dai lavoratori. Ora: i giovani sono senza lavoro e senza diritti. La modifica o meno dell’articolo, quindi, mi sembra di più un dramma sindacale e governativo che del popolo italiano. La priorità, quindi,  è anzitutto di crearli, i posti di lavoro». Ovviamente, per quanto riguarda il Sud, «l’agevolazione nella creazione di occupazione avverrà solamente laddove certe aree saranno garantite da una protezione governativa». Ciò non significa che il Nord non abbia un problema di turismo. «Basterebbe prendere esempio da quanto le famiglie hanno saputo fare sulla riviera adriatica». Sta di fatto che «non siamo uno stato industriale, dobbiamo prenderne sempre più consapevolezza; ma siamo dotati di una struttura geografica che dovremo imparare a sfruttare al meglio».

 

(Paolo Nessi)