«Bisognerebbe innanzitutto capire cosa sta accadendo nella Fiom, perché credo che finalmente i nodi stiano venendo al pettine. Nello stabilimento di Melfi le rappresentanze della Fiom avevano già aderito all’accordo sul nuovo metodo produttivo Ergo-Uas, ma si sono presto trovati in dissenso con il proprio vertice, tanto da ritirare la firma su pressione dello stesso Landini, senza aver affrontato alcuna discussione. Tutto questo ha portato alla fuoriuscita prima dei tre delegati e successivamente degli iscritti. I lavoratori, anche quelli della Fiom, stanno cominciando ad aprire gli occhi e a sostenere il sindacato che contratta, quindi è una soddisfazione vedere che dopo tanti attacchi, insulti e menzogne i fatti ci stanno dando finalmente ragione». Bruno Vitali, Segretario nazionale della Fim-Cisl, esprime soddisfazione per il passaggio alla Fim-Cisl di duecento lavoratori della Fiom dello stabilimento Fiat Sata di Melfi, dopo che pochi giorni fa tre delegati della sigla metalmeccanica espressione della Cgil avevano già presentato le dimissioni.
Come interpreta gli episodi di questi giorni?
La soddisfazione è tanta perché si stanno riconoscendo i frutti di un duro lavoro. Sono segnali che riconoscono in particolare un modo concreto di fare sindacato, perché la gente ha bisogno di questo e non di un movimento politico come la linea che oggi segue il gruppo dirigente Fiom. La cosa che però fa più impressione è quanto poco il mondo dell’informazione dia spazio a questo evento: dopo una campagna sopra le righe svolta in passato e dopo prime pagine dedicate alle dimissioni dei tre delegati Fiom, adesso invece non si parla del passaggio di 200 lavoratori.
Cosa può dirci invece riguardo l’entrata in vigore del nuovo contratto collettivo del gruppo?
In linea generale verrà applicato un maggiore salario, legato a una maggiore flessibilità, ma molto regolata. La paga base ha un incremento del 5,3% medio, che quindi ha un effetto moltiplicatore laddove ci sono turni straordinari. Il contratto stabilisce poi un diritto al premio di risultato, che sarà discusso a metà dell’anno per il 2013, mentre nel 2012 verrà dato un premio straordinario legato a criteri di presenza sul lavoro. Infine anche il diritto di sciopero non è stato assolutamente toccato.
Secondo lei, il caso Melfi rappresenta solo l’inizio di una fase di “abbandono” dei lavoratori verso la Fiom?
Sappiamo che ci sono altre situazioni di abbandono da parte della Fiom, quindi stiamo lavorando affinché altri lavoratori possano riconoscersi nel nostro sindacato. Però è la Fiom che sta perdendo consensi, non riuscendo a portare a casa alcun risultato. Quindi, come detto, i nodi stanno venendo al pettine.
Domani ci sarà poi l’incontro con Marchionne. Cosa vi aspettate?
Questo incontro fa parte dei diritti sanciti dal nuovo contratto Fiat, dove è scritto che ogni sei mesi, in concomitanza con la presentazione del bilancio semestrale, il vertice Fiat è tenuto a fare il punto anche con i sindacati firmatari. È chiaro che domani chiederemo che per il 2012 venga avviato qualche programma di lavoro perché, in particolare per il settore auto, la Fiat non può permettersi di perdere così tante quote mercato.
Come mai?
Questo accade perché la Fiat non ha modelli nuovi, fatta eccezione per la Panda di quest’anno. C’è una soglia di sicurezza nelle quote di mercato che non va superata, perché altrimenti diventa più difficile risalire, allora noi diremo a Marchionne che anche a fine anno dovrà esserci la possibilità di anticipare qualche modello. Un’altra cosa che chiederemo è la partecipazione agli utili: a metà dell’anno ridiscuteremo il contratto e vogliamo che i lavoratori della Fiat possano avere una quota, seppur minima, degli utili che vengono distribuiti agli azionisti. Le aziende in questi anni hanno aumentato i profitti mentre i salari si sono abbassati, quindi questo modello, certamente più nord-europeo, è un modo per recuperare in parte i profitti dell’azienda.
In che modo, secondo lei, il caso Melfi potrà influire nei tesi rapporti tra Fiom e Cgil?
Prima che con la Cgil, c’è certamente un problema all’interno della Fiom, e questi di cui abbiamo parlato sono tutti segnali di un malessere già esistente. C’è poi sicuramente una difficoltà con la Cgil: se la Fiom continua a sparare contro l’accordo fatto dalla Cgil il 28 giugno scorso sulla rappresentanza il problema è naturalmente ancora aperto, e mi auguro che la Cgil abbia la forza per far prevalere la sua visione di sindacato, che è confederale e non di movimento politico. In Italia ci sono tante sigle, ma in realtà ci sono solo due tipi di sindacati: chi fa contrattazione e vuole partecipare all’impresa, e chi invece fa antagonismo e conflitto. Lo scontro è questo, e credo che siamo arrivati al dunque.
(Claudio Perlini)