Oggi l’Istat ha pubblicato i dati sulla disoccupazione italiana. La situazione che ne è emersa è tutt’altro che rosea. Si è toccato i massimi livelli dal maggio del 2010. A novembre il tasso era pari all’8,6 per cento, rispetto all’8,5 del mese precedente. Preoccupa, in particolare, il livello di disoccupazione giovanile, che a novembre si è attestato sul 30,1 per cento, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,8 punti su base annua. Un giovane su tre, in sostanza, non lavora. Anche in tal caso, si è raggiunto il livello più alto dal 2004. A novembre, nel dettaglio, lavoravano il 56,9 per cento degli italiani in età lavorativa, pari a 22milioni e 906mila persone, con un calo dello 0,1 per cento – pari a 28mila unità – rispetto al mese precedente. La riduzione ha riguardato esclusivamente le donne. Su base annua, invece, il calo è stato pari allo 0,3 per cento, ovvero 67mila unità. I disoccupati, in tutto, sono, invece, 2milioni e 142mila; si è registrato un aumento dell0 0,7 per cento, pari a 15mila persone rispetto al mese di ottobre. Anche in questo caso, la differenza è legata unicamente alla componente femminile. Su base annua l’aumento dei disoccupati è corrisposto al 5,6 per cento, pari a +114 mila unità). La discrepanza, di conseguenza, è stata dettata, fondamentalmente, dalle maggiori condizioni di difficoltà che nel mercato del lavoro si stanno verificando per le donne. Nel mese di novembre, al contrario, l’occupazione maschile ha segnato segno più, con un aumento congiunturale pari al 0,4 per cento. Nel corso dell’anno, invece, la variazione è stata pressoché pari a zero. L’occupazione femminile, come era prevedibile dai dati relativi alla disoccupazione è calata: rispetto al mese precedente dell0 0,9 per cento, rispetto, invece, ai 12 mesi, dello 0,7. L’Istat fa sapere, in particolare, che «i numero complessivo degli occupati torna quindi ai livelli di inizio 2011. Resta ampio il vuoto occupazionale, che dal picco ciclico di aprile 2008 è di 670.000 lavoratori in meno». Pessime notizia, quindi, che hanno gravato pesantemente sui listini di Piazza Affari. La borsa italiana, infatti, non ha preso bene l’andamento occupazionale registrando, di conseguenza, un ribasso di oltre tre punti percentuali, il dato peggiore in Europa.



Contestualmente, ne risente anche il differenziale tra i Btp italiani decennali e gli omologhi tedeschi. Lo spread, infatti, ha oltrepassato i 520, mentre il rendimento dei nostri titoli ha sfondato quota 7%

 

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