«Le misure stabilite dal governo, oltre a essere decisamente penalizzanti per la Pubblica amministrazione, dimostrano una rinuncia a ogni prospettiva di efficienza e di produttività». Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, contattato da IlSussidiario.net, commenta gli interventi del governo sul pubblico impiego, stabiliti nel corso del recente Consiglio dei ministri. «Da un lato – afferma Pirani – assistiamo ai tagli lineari degli organici, senza alcun riferimento all’efficienza e alla qualità del servizio, mentre dall’altro ci ritroviamo con il blocco dei contratti e delle retribuzioni fino ad almeno il 2017. Tutto questo non fa altro che consegnare la Pubblica amministrazione all’inefficienza e alla svalutazione del lavoro pubblico. Per questo crediamo che siano misure strutturalmente sbagliate». Secondo quanto deciso dal governo, infatti, il contratto di lavoro sarà bloccato fino al 2017. Lo stop al rinnovo, insieme al blocco dell’indennità di vacanza contrattuale, agirà per il 2013 e il 2014. Solo successivamente, fino al 2017, verrà invece ripristinata l’indennità di vacanza contrattuale, mentre lo sblocco dei contratti arriverà solamente tra cinque anni. E’ previsto inoltre il congelamento della retribuzione individuale al 2010, visto che le somme perse con il blocco dei rinnovi degli anni ormai trascorsi non potranno essere recuperate. Inoltre, con il blocco dei contratti stabilito dal governo Berlusconi e lo stop all’indennità di vacanza contrattuale previsto dal disegno di legge di stabilità, i dipendenti pubblici perderanno tra il 2010 e il 2014 oltre 6mila euro.



La nuova stangata sul pubblico impiego, le cui cifre sono state rese note dalla Fp-Cgil, prevede che alla fine del 2014, a causa del blocco del recupero dell’inflazione, verranno persi ben 240 euro al mese di potere d’acquisto. Osservando nel dettaglio quanto elaborato dalla Fp-Cgil, a rimetterci maggiormente saranno i dipendenti degli enti pubblici non economici (Inps e Inail) che dovranno fare i conti con 290 euro in meno in busta paga, seguiti dai lavoratori delle agenzie fiscali (-270 euro) e quelli del servizio sanitario nazionale (-230 euro). Infine, per i dipendenti delle Regioni e delle autonomie locali la perdita media sarà di 215 euro, mentre per i lavoratori ministeriali di 210 euro. 



«Al di là delle cifre, comunque certamente significative – continua a spiegare Pirani – l’aspetto davvero stupefacente è che il governo, bloccando contratti e retribuzioni, ha scelto di rinunciare a ogni politica meritocratica all’interno della Pubblica amministrazione, in un’ottica rivolta solamente alla riduzione dei costi». Quanto stabilito dall’esecutivo inciderà negativamente anche sulle pensioni dei dipendenti pubblici: «Con il passaggio al sistema contributivo, essendo bloccate le retribuzioni per molti anni, semplicemente avverranno minori versamenti per le pensioni», spiega Pirani, che poi aggiunge: «Come sindacato ci muoveremo essenzialmente su tre piani: il primo riguarda un’iniziativa immediata che dovrà essere valutata dalle categorie coinvolte. Oltre a questo, interverremo sulla dinamica parlamentare nel tentativo di modificare gli aspetti più ingiusti di questa manovra e, più in generale, credo sia necessario riprendere e modificare il prima possibile il blocco dei contratti e delle retribuzioni. Si tratta di un problema strategico che probabilmente non potrà essere risolto da questo governo e che dovrà dunque essere affrontato in termini di prospettiva».



 

(Claudio Perlini)


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