Il Parlamento ha ignorato il Governo e ha aggiunto una tessera al mosaico necessario per giungere alla tutela completa degli esodati. La commissione Lavoro della Camera ha approvato all’unanimità – salvo il voto negativo di Giuliano Cazzola – un emendamento il cui primo firmatario è il presidente Silvano Moffa e che prevede di ampliare la copertura tassando al 3% i redditi relativamente alla parte eccedente i 150mila euro lordi l’anno. Un contributo di solidarietà o, meglio, una patrimoniale vera e propria. Che fa storcere il naso, com’era prevedibile, a Confindustria. Per bocca del vicepresidente Aurelio Regina, il sindacato degli industriali ha fatto sapere di ritenere la proposta iniqua, in grado di penalizzare, oltretutto, i consumi, dato che si tratterebbe dell’unica fascia di popolazione che ancora spende. IlSussidiario.net ha chiesto all’onorevole Moffa di spiegare la ratio del provvedimento. «Stiamo parlando di un contributo di solidarietà che viene applicato una tantum, della durata di soli due anni. Non ci vedo, in questo, alcun elemento di iniquità. Inoltre, Confindustria dovrebbe denunciare con maggiore insistenza, casomai, il fatto che frena sicuramente di più i consumi: l’aumento di un punto di Iva». Detto questo, veniamo all’emendamento: «La parte maggiormente rilevante consiste nella qualificazione del fondo da 100 milioni previsto dalla legge di stabilità che, prima di questa modifica, aveva caratteristiche troppo generiche. Era stato istituto, infatti, per generiche finalità assistenziali. Ora, invece, è stato esplicitamente destinato alla copertura degli esodati fin qui non ancora salvaguardati  o che diventeranno tali entro il 2014. Abbiamo previsto, infatti, che possa essere rimpinguato nel tempo, a seconda delle necessità. Magari, attraverso gli eventuali risparmi provenienti dai 9 miliardi stanziati precedentemente per salvaguardare i primi 120mila esodati».



Questo è l’impianto generale in cui si introduce la patrimoniale. «Al contributo di solidarietà applicabile per due anni, si affianca una clausola di salvaguardia: un aumento delle accise sulle sigarette laddove le risorse non dovessero rivelarsi sufficienti». Un misura fondamentale per rispettare gli impegni assunti nei confronti del governo. «Così facendo, i saldi restano invariati. Non ci saranno problemi di bilancio». Comunque vada, resta il fatto che, come sottolinea Moffa, l’impegno prevalente è quello assunto dal governo rispetto a tutti quelli che rischiano di rimanere senza reddito da pensione o da lavoro a causa dell’inasprimento a posteriori dei criteri imposti dalla nuova disciplina previdenziale. 



«Ricordiamo che Mario Monti si è impegnato più volte, ufficialmente e solennemente, a far sì che neppure un solo cittadino restasse senza di che vivere a causa della riforma». Il timore è che l’esecutivo si metta ancora una volta di traverso. «L’emendamento – replica Moffa – è stato firmato all’unanimità, salvo un’eccezione, dalla commissione Lavoro e, francamente, fosse anche per quest’unico motivo, mi sembra decisamene difficile che possa non tenerne conto». Non può farlo – o non dovrebbe – anche per ragioni di merito: «Mi sembrerebbe assurdo contestare la fondatezza di un emendamento che non intacca l’equilibrio finanziario individuato dal ddl stabilità e che introduce un elemento di palese equità». 



 

(Paolo Nessi)