Dopo i primi 65mila esodati, altri 55mila sono in salvo. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha firmato il secondo decreto che salvaguardia alcuni di quei lavoratori che avevano siglato accordi di fuoriuscita volontaria dalla propria azienda in cambio di un indennizzo che avrebbe consentito loro di vivere dignitosamente da lì alla pensione; peccato che la riforma della Fornero abbia significativamente spostato in avanti nel tempo l’accesso al regime previdenziale, mentre l’indennizzo concordato è rimasto invariato. Si tratta di persone che, in sostanza, a causa di un madornale errore presente nella nuova disciplina pensionistica, rischiano di trovarsi senza reddito da pensione o da lavoro per diversi anni, anche 5 o 6. IlSussidiario.net ha fatto il punto sulla situazione con Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. «Quello firmato oggi è un decreto attuativo della legge firmata a sua volta dal ministro del Lavoro, nell’ambito della Spending Review, che rinviava l’applicazione concreta ad, appunto, un decreto ministeriale. Da lunedì, invece, si inizierà a discutere in Aula di tutti gli altri esodati a partire dal testo di cui il primo firmatario è stato l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano». Gli ostacoli che si frappongono al suo varo sono enormi. «La commissione Bilancio ha chiesto con urgenza i dati sull’onere di un tale provvedimento. A oggi, a quanto pare, la legge Damiano costerebbe, da qui al 2019, 30 miliardi. Circa 6 miliardi l’anno». Secondo l’onorevole, una cifra pressoché impossibile da recuperare. «Si pensava, inizialmente, di reperire tali risorse attraverso i proventi dei giochi e delle lotterie. Ebbene, già a oggi, è previsto un introito inferiore alle aspettative di ben 10 miliardi. Significa che non si riuscirà neppure a trovare i soldi per coprire capitoli precedentemente individuati». Lo scenario, in generale, non sembra destinato a volgere al meglio.«Temo che, al limite, si recupererà qualche centinaio di milioni di euro per coprire tutto il 2014 e, in seguito, per toppare qualche buco».
Restano, almeno stando ai dati dell’Inps, ancora circa 170mila persone a rischio. «Su tali numeri, in realtà, c’è un equivoco che nasce, anzitutto, dal fatto che è particolarmente difficile venire a capo della platea effettiva. Non esistono banche dati e, spesso, si tratta di accordi individuali registrati dal notaio».
C’è, d’altro canto, un problema relativo a come si stabiliscono i criteri necessari per poter ritenere un esodato meritevole di salvaguardia. «Per intenderci: se prendiamo in considerazione coloro che hanno deciso di optare per le contribuzione volontaria, ci troveremmo di fronte a un platea di 1 milione e 400mila persone. Per questo la Fornero ha introdotto una restrizione, prevedendo, ad esempio, che chi non ha versato almeno un contributo e ha ripreso a lavorare, non possa essere contemplato tra coloro che vanno tutelati».
(Paolo Nessi)