L’Inps è sull’orlo del declino, o di fronte a una situazione contabile difficile ma gestibile? Incorporando l’Inpdap ne ha inglobato anche il disavanzo di esercizio di 5,7 miliardi e il passivo patrimoniale di 1,2. A questo punto, chiuderà l’esercizio con un deficit di 9 miliardi, contro i 2,2, dell’anno scorso. Va anche detto, che il suo avanzo patrimoniale corrisponde a 25 miliardi. Poca roba, tuttavia, rispetto ai 41 dell’anno precedente. Dal canto suo, il governo, cerca di rasserenare gli animi. Facendo presente che il buco era cosa nota e che, eventualmente, ci penserà lo Stato a metterci quello che manca. Tiziano Treu, vicepresidente della commissione Lavoro del Senato, spiega a ilSussidiario.net come stanno effettivamente le cose. «Si tratta di una situazione che era prevista, derivante, in sostanza, da una serie di partite di giro. Non stiamo parlando di soldi che mancano perché la reale situazione dei conti dell’Inpdap era ignota, né di un buco reale. Il problema, casomai, consiste nel fatto che la crisi ha messo in difficoltà i lavoratori privati sul fronte contributivo». Non solo: «D’altro canto, se non si fosse proceduto all’unificazione, si sarebbe dato l’impressione all’Europa di un deficit superiore a quello reale. Sta di fatto che la situazione, per quanto non si possa ritenere allarmante vada assolutamente chiarita». C’è, invece, una questione che a molte persone sta togliendo il sonno la notte. Si tratta delle ricongiunzioni onerose. La legge 122 del 2012 impone a chi ha svolto diversi lavori nel corso della propria vita, afferendo a enti previdenziali diversi, di pagare cifre esorbitanti per ottenere la ricongiunzione. Anche oltre i 250mila euro. «Effettivamente – spiega Treu -, è necessario rivedere la disciplina, dato che si stanno determinando veri e propri fenomeni di diseguaglianza, a seconda dei diversi tipi di enti previdenziali a cui un lavoratore ha afferito nella vita e del tempo in cui ha lavorato sotto un determinato regime».
Circolava voce, negli ultimi tempi, che le ricongiunzioni fossero diventate onerose in seguito a un vero e proprio errore avvenuto in commissione Lavoro. Una svista ammessa dagli stessi responsabili che l’avevano compiuta, il cui emendamento, tuttavia, una volta che la legge era stata ormai approvata, avrebbe comportato il reperimento di parecchie risorse. Solo nei prossimi tre anni, un miliardo e 295 milioni di euro. «In realtà – continua Treu – si è trattato di una vera e propria scelta, anche se sbagliata, che ha modificato per molte persone le entrate previdenziali che avevano, in precedenza, preventivato».
Pare che entro la legislatura la vicenda non sarà archiviata. «Ci sono diversi disegni di legge depositati in Parlamento, ma non si tratta di una questione risolvibile in temi rapidi».Quindi? «Non c’è dubbio che, con il prossimo governo, sarà messa a punto una nuova legge. Il Pd ha depositato svariate proposte e posso assicurare che sarà una delle prime cose che sistemerà nella prossima legislatura».
(Paolo Nessi)