Il governo non sembra fare nulla per nascondere la propria ostilità al disegno di legge che, ieri, ha iniziato il proprio iter alla Camera. Pare che la compagine dei tecnici e, in particolare, il ministero del Lavoro, con ogni probabilità, decideranno (o hanno già deciso) di bocciarlo. Si tratta di una proposta condivisa dall’intera Commissione lavoro e che, da un lato, individua nelle deroghe alla riforma delle pensioni la strada privilegiata per salvaguardare gli esodati per i quali non è ancora prevista la copertura e, dall’altro, introduce le possibilità di andare in pensione con il contributivo per i lavoratori che abbiano compiuto 58 anni di età e abbiano versato 35 anni di contributi. L’esecutivo sostiene che non solo manca la copertura, ma verrebbe meno l’impianto della riforma. Abbiamo fatto il punto della situazione con il vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera, Luigi Bobba.
Dicono che state cercando di sovvertire la riforma della Fornero…
Abbiamo semplicemente chiesto l’estensione di una legge che riguarda le donne. Le quali, fino alla fine del 2014, potranno andare in pensione con il contributivo, con 35 anni di contributi e 57 di età. Consentire anche agli uomini l’accesso al sistema previdenziale secondo i medesimi requisiti (ma a 58 anni invece che 57) ha il fine, ovviamente, di trovare uno strumento per rendere l’impatto della riforma delle pensioni meno penalizzante e traumatica. La denuncia di chi afferma che vogliamo invalidare la legge si riferisce a tale misura. Ma essa lascia l’impianto della riforma sostanzialmente immodificato, riferendosi a una platea di pesone estremamente limitata.
A quanto ammontano le risorse necessarie?
Questa misura e quella relativa agli esodati richiedono complessivamente 5 miliardi di euro.
Anche nel caso degli esodati, pare che la vostra ipotesi non passerà. Come sta reagendo il Parlamento?
Ci stiamo appellando a due pronunciamenti del presidente del Consiglio. Il primo venne fatto nella conferenza stampa di fine anno, quando disse che nessuno sarebbe rimasto senza pensione e senza salario. Successivamente, il Parlamento gli consentì di recarsi al summit europeo del 28 giugno con in tasca la riforma del mercato del lavoro in cambio dell’impegno, tra gli altri, a trovare una soluzione per gli esodati. Il nostro disegno di legge si è incardinato proprio su questi impegni solenni.
E invece?
Nel frattempo, abbiamo assistito a un balletto di cifre tra il ministro Fornero, la Ragioneria dello Stato e l’Inps. Ognuno ha fornito numeri diversi
Secondo voi, quali sono quelli giusti?
Sostanzialmente, ci siamo attestati sulle valutazioni dell’Inps. Chi, se non l’istituto dispone dei numeri necessari? Ovviamente sappiamo bene che una volta che dovessimo avere a disposizione la platea esatta, occorrerà capire chi, effettivamente, abbia diritto alla salvaguarda. Ci sono casi, ad esempio, di contribuzione volontaria non commensurabili a quelli degli esodati veri e propri.
Arriverà mai un pronunciamento ufficiale sui numeri esatti?
A fronte delle nostre perentorie richieste di una valutazione trasparente dei dati, assistiamo, putroppo, a un atteggiamento da parte del governo tipico di chi preferisce defilarsi per non affrontare il problema.
Resta la questione della copertura. Secondo il governo manca.
Non c’è bisogno di mettere a disposizione le risorse per tutelare tutti e subito. E’ sufficiente trovare le coperture per gli anni prossimi, a partire dal 2014 e dal 2015, quindi, e delimitare le situazioni più gravi, riservandosi, di volta in volta, una volta che si libereranno altre risorse, di procedere gradualmente fino a salvaguardare tutti i 392.000 lavoratori stimati dall’Inps. Assistiamo, purtroppo, alla continua negazione dell’esistenza della copertura, senza che, contestualmente, vi sia la volontà di indicare alternative. Non mi pare il modo migliore per rispondere all’impegno solenne del presidente del Consiglio. Né la reazione corretta a un dato politico inequivocabile
Quale?
L’intero arco parlamentare, comprese l’Italia dei Valori e la Lega, ha votato il testo in esame alla Camera all’unanimità. Non è possibile ignorare una simile presa di posizione del Parlamento.
(Paolo Nessi)