«Le chiedo una cortesia: non chiamateci esodati, ma truffati. E’ questo il termine più esatto per definire la nostra categoria a seguito della riforma Fornero. Gli esodati sono solamente una parte dei truffati, oltre a tante altre categorie di cui purtroppo non parla mai nessuno». Francesco Flore, coordinatore del Comitato Contributori Volontari, commenta in questa intervista a ilsussidiario.net il via libera della commissione Bilancio della Camera all’emendamento che dovrebbe ampliare la platea dei cosiddetti esodati salvaguardati. La proposta di modifica alla legge di stabilità prevede infatti 10.130 nuovi esodati, portando la platea complessiva a 130mila persone circa.
Cosa pensa di questo emendamento?
L’emendamento concordato in commissione Bilancio è sostanzialmente una “bufala”, perché salvaguarda solo una minima parte di coloro che dovrebbe invece proteggere. Quella dei contributori volontari, per esempio, è una categoria di cui non parla mai nessuno solo perché non può contare su accordi con i sindacati o con altre tipologie di istituzioni.
Chi sono i contributori volontari?
Sono ex lavoratori, licenziati per i motivi più diversi, che non sono riusciti a rientrare in un mercato del lavoro che purtroppo non prevede spazi per gli over 50. Per questo sono stati quindi costretti a mettere mano ai propri risparmi per fare versamenti volontari all’Inps al fine di completare il percorso contributivo iniziato con il periodo lavorativo, poi interrotto, e arrivare così ad almeno 35 anni di contributi, il numero minimo che allora la legge chiedeva per poter andare in pensione.
Ma poi è arrivata la riforma Fornero…
A differenza dalle altre categorie dei cosiddetti esodati, noi siamo stati truffati due volte: da una parte la Fornero, con la sua riforma, ha reso di fatto inutili gli anni di contributi volontari che abbiamo versato all’Inps, rubandoci anche (perché per noi questo è un furto) da 1 a 7 anni di pensione. Personalmente, se nel 2008 avessi saputo che sarebbe arrivata la Fornero, avrei di certo evitato di versare tre anni di contributi per arrivare ai 35 necessari, ma anzi avrei utilizzato quei soldi per vivere in quegli anni in cui la Fornero ha spostato la pensione.
I contributori volontari sono i più colpiti da questa riforma?
La nostra categoria, tra quella degli esodati, è certamente la più vessata. Paradossalmente, nel comma 14 dell’articolo 24 della legge di riforma, veniva chiaramente detto che sono salvaguardati tutti i contributori volontari che hanno ricevuto l’autorizzazione prima del 4 dicembre 2011. Anche tutte le leggi di riforma precedenti avevano ovviamente sempre salvaguardato tutti i contributori volontari, proprio perché si sapeva che questa è una categoria di persone disoccupate che di tasca propria versa i contributi per andare in pensione. Invece, il ministro Fornero, con il suo cinico decreto ministeriale, ha stabilito alcune condizioni capestro per poter accedere alla salvaguardia.
Quali?
Innanzitutto si pone come condizione per la salvaguardia la grave discriminazione di non aver lavorato successivamente all’autorizzazione della contribuzione volontaria: un paletto a nostro giudizio gravissimo, in quanto disconosce di fatto la legislazione sulla contribuzione volontaria, nata proprio per tappare i buchi contributivi dei lavoratori.
Il secondo paletto?
E’ quello che prevede la decorrenza della pensione entro il 31 dicembre 2013, poi slittato al 2014 con la spending review. Questo termine è rimasto immutato anche nel recente emendamento, però mi chiedo: che cosa ne sarà di tutti coloro la cui pensione decorre dal 2015 in poi? Semplicemente restano in attesa che il nuovo governo o chi per lui si decida a rifinanziare il fondo stabilito da questo emendamento. E questo non è assolutamente accettabile.
Eppure c’è chi dice che il problema esodati sia risolto.
Questo è stato detto, ma in realtà il recente emendamento risolve la situazione di appena un migliaio di contributori volontari su un totale di 130mila, eppure nessuno ne parla. Auspichiamo dunque che questo Parlamento possa finalmente riappropriarsi del suo potere legislativo.
In che modo?
Esiste uno strumento legislativo per risolvere i nostri problemi, scritto dai parlamentari con il nostro contributo, ed è la proposta di legge 5103. Questa deve essere al più presto ripresa e approvata entro questa legislatura e ci batteremo affinché nessuno possa utilizzare la nostra difficile situazione in campagna elettorale.
Come vi state muovendo intanto?
Nelle prossime settimane organizzeremo importanti iniziative di piazza, oltre a presentare una serie di denunce presso i tribunali di tutta Italia. Da poco abbiamo invece depositato al Tar il ricorso che impugna il decreto ministeriale della Fornero, per dichiararlo illegittimo e incostituzionale. Infine, ci rivolgeremo a tutti i giudici del lavoro delle nostre città per chiedere che ci venga data ragione nei confronti dell’Inps e del ministero che di fatto ci hanno revocato la pensione.
(Claudio Perlini)