A occhio e croce, la nostra economia sta andando a rotoli. Anche l’Istat ha certificato come gran parte dei fondamentali, nel breve periodo, registreranno dinamiche allarmanti. A partire dal Pil che, nel 2012, si contrarrà del 2,3% mentre nel 2013 dello 0,5%. La spesa privata per consumi, invece, crollerà, per l’anno in corso del 3,2% mentre per il successivo dello 0,7%, così come gli investimenti fissi lordi in calo, nel 2012, del 7,2%. Numeri di per sé non ancora abbastanza eloquenti quanto quelli sulla disoccupazione, evidentemente correlati ai primi. Se per quest’anno si attesta al 10,6%, nel prossimo le cose andranno ancora peggio, con un tasso destinato a salire all’11,4%. IlSussidiario.net ha analizzato con Emilio Colombo, professore di Economia internazionale alla Bicocca di Milano, le ragioni delle tristi condizioni in cui versa il nostro mercato occupazionale. A partire da uno sguardo sull’economia in generale: «La situazione – afferma – è estremamente incerta, paragonabile a quella di un paziente afflitto a lungo da una malattia, le cui dimissioni non sono prevedibili, considerando le variabili che potrebbero portarlo a una ricaduta. Sta di fatto che le stime dell’Istat non si discostano in maniera particolarmente significativa da quelle sin qui a disposizione». Chi, negli ultimi tempi, specie dai banchi del governo, ha prospettato una leggera crescita, non si è sbagliato di molto. «Tra il crescere o il decrescere di pochi decimali di percentuale c’è ben poca differenza. Possiamo, tuttavia, affermare che, nonostante non possiamo dirci ancora fuori dalla crisi, siamo in una fase di risalita. Passare dal -2,8% al 0,5% è pur sempre un risultato positivo». Il vero dramma, in ogni caso, non è tanto la recessione attuale: «è la constatazione del fatto che, negli ultimi 20 anni, non siamo mai cresciuti più del 2%».
In attesa che si producano quei provvedimenti risolutivi, c’è da chiedersi se il governo non possa, fin da subito, effettuare operazioni straordinarie per calmierare la disoccupazione. «In realtà – replica Colombo – lo Stato, da tempo, sta già intervenendo in maniera diretta sul mercato del lavoro. Le cifre relative all’occupazione, infatti, celano una disoccupazione latente costituta dalla Cassa integrazione straordinaria di cui, in questi anni, è stato fatto largo uso e consumo. Senza, molte aziende non sarebbero state in grado, considerando i propri ordinativi, di continuare a garantire il posto ai dipendenti». Quindi? «Affinché la situazione resti straordinaria e non diventi strutturale e per evitare che costoro perdano definitivamente il lavoro, dobbiamo crescere. In alternativa, la Cigs si trasformerà da struttura temporanea a permanente». In questa direzione, molto è già stato fatto: «Pensiamo alle iniziative della Bce, al Fondo salva-stati, o a quanto fatto dal nostro governo per mettere i conti in ordine, salvandoci dall’orlo del baratro. Elementi che, tuttavia, rappresentano solamente un pezzo di strada, tuttora completare. Sul fronte nazionale, in particolare, registriamo un livello di incertezza mai sperimentato negli ultimi decenni. Il governo attuale, dopo le imminenti elezioni, non sarà in carica, non sappiamo chi vincerà, quali saranno le coalizioni candidate e le forze politiche in campo. Tutto ciò determina, oltre a spread elevati, profonde perplessità sulla capacità del prossimo esecutivo di porre mano a tutte le riforme necessarie per completare il percorso».
Sul versante occupazionale, ecco ciò che qualunque esecutivo dovesse insediarsi dovrà tenere a mente: «Vanno implementante tutte quelle misure volte al miglioramento della produttività, alla riduzione della discrepanza tra le competenze acquisite e le richieste del mercato e al potenziamento delle politiche scolastiche di formazione professionale. Senza questi elementi, non si creeranno le condizioni affinché il nostro sistema produttivo torni a crescere in maniera sostenibile e a garantire occupazione».
(Paolo Nessi)