Gli orizzonti catastrofici che andavano inizialmente delineandosi si sono parzialmente rasserenati. Dei 392.00 esodati previsti dall’Inps, il governo ne ha già salvaguardati 120mila, quelli che si già trovano o si troveranno nell’immediato futuro senza reddito da pensione o da lavoro. Ovviamente, resta ancora molto da fare. La commissione Lavoro della Camera ha individuato un fondo da 100 milioni cui far confluire eventuali altri risparmi, introdotto un contributo di solidarietà al 3% sulla parte eccedente i redditi superiori a 150mila euro e ipotizzato come clausola di salvaguardia l’aumento dell’accisa sui tabacchi. IlSussidiario.net ha fatto il punto sulla situazione con Alessandro Costa, ex dirigente Telecom e referente di migliaia di esodati . «Attendiamo con ansia un pronunciamento ufficiale da parte del governo, la cui posizione in merito è tutt’altro che cristallina. Apprezziamo decisamente, invece, l’atteggiamento e le soluzioni individuate dalla commissione Lavoro. Siamo convinti, infatti, che le sue proposte risolverebbero, in termini di salvaguardia, i problemi immediati di chi risulterebbe escluso a seguito dei decreti attuativi emanati dalla Fornero, quali i vincoli imposti per quei contributori volontari che abbiano svolto attività lavorative nel periodo di sospensione o che non abbiano versato almeno un certo numero di contributi». Tuttavia, secondo Costa, siamo ancora distanti dalla conclusione della vicenda. «Sin qui, posto che gli emendamenti della commissione siano tradotti in legge, si risolverebbero solamente parte dei problemi». Un’altra proposta che potrebbe limitare i danni se non addirittura rivelarsi risolutiva è quella avanzata dall’onorevole Scandroglio in commissione Lavoro. «Siccome nessuno si scandalizza se un pacchetto di sigarette viene fatto pagare dieci euro invece di cinque, perché non si dovrebbe potere tassar l’azzardo al 25-30 o addirittura al 50%?», affermava su queste pagine, sostenendo che, in quest’ottica, si potrebbe facilmente recuperare 8 miliardi di euro e porre fine una volta per tutte alla questione. E se diminuisse significativamente il gettito tanto meglio: vorrebbe dire che ci sarebbero meno persone che praticano il gioco d’azzardo. «Mi pare un’idea sensata da prendere sicuramente in considerazione. Tanto più che l’imposizione sulla vincita non può essere di certo considerata un danno per il vincitore: non ne riduce sicuramente né il reddito, né il potere d’acquisto. E sarebbero molto meglio che aumentare l’Iva». Purtroppo, il ddl di Scandroglio, per il momento, giace in un cassetto, accantonato dalle forze parlamentari.
Per Costa, in ogni caso, sarebbe sufficiente che il presidente del Consiglio e i segretari dei partiti ribadissero l’impegno a far sì che, nel tempo, tutti gli esodati venissero salvaguardati. «Chi si è accordato con la propria azienda per concludere la propria attività nel 2015, per esempio, avrà bisogno della tutela solo da lì in avanti. Ma ha bisogno di saperlo». Il premier, più che altro, dovrebbe limitarsi a mantenere le promesse. «Non dimentichiamo che a giugno chiese ai partiti di approvare in fretta e furia la riforma del lavoro, in modo da potersi presentare al Consiglio europeo con in tasca il provvedimento che certificasse la capacità del governo di operare».
L’ok del Parlamento fu condizionato. «In cambio del voto repentino Monti promise che, in futuro, si sarebbe modificato il testo a seconda delle esigenze e che si sarebbe trovata una soluzione definitiva al problema degli esodati. Proponimento affermato anche all’inizio del suo mandato, quando proclamò che nessuno sarebbe rimasto senza stipendio e senza pensione». Oltretutto, a oggi, per Costa, non ci sarebbe alcun bisogno di operare significativi varianti ai bilanci già ufficializzati in Europa. «Varianti che, in ogni caso, possono essere implementate a seconda dell’andamento di alcun variabili quali lo spread, le prossime spending review o l’abbassamento ulteriore dei costi della politica».
(Paolo Nessi)