Che peso dare alle parole della Fornero?  Ieri, conversando con la stampa estera, aveva fatto sapere che, nell’ambito della legge di stabilità, si troverà il modo per mettere al riparto altri 10mila esodati. Arriveremo, quindi, a un totale di 138.900. Magra consolazione considerando che, la sera precedente, la commissione Bilancio bocciava gli emendamenti della commissione Lavoro attraverso i quali, almeno per il biennio successivo, gli ultimi nodi sarebbero stati sciolti. Luigi Bobba, vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera, spiega a ilSussidiario.net come interpretare la parole del ministro. «Per quanto ci riguarda – afferma – continuiamo a insistere sulla nostra posizione: in via di principio, vanno tutelati – almeno per il biennio 2013-2014 – tutti coloro che si trovano in una variegata gamma di posizioni, (che erano indicate nel ddl 5103), e che per gli effetti delle riforma Fornero rischiano di trovarsi senza reddito da pensione e da lavoro. Sarebbe sufficiente, infatti, salvaguardare le persone che, prima della riforma, avrebbero maturato il diritto alla pensione nel suddetto biennio per poi individuare, di volta in volta e negli anni successivi le risorse necessarie per tutelare gli altri». A fronte di queste considerazioni, i presunti ulteriori 10mila esodati salvaguardabili lasciano Bobba perplesso. «Siamo alla fiera dei numeri. Ma, del resto, l’indeterminatezza è il principale problema di tutta la vicenda». Per il vicepresidente della commissione, l’incertezza sulle cifre è alla base anche della bocciatura degli emendamenti da parte della commissione Bilancio. «Ancora non è stata fatta chiarezza sulla platea di soggetti meritevoli delle tutele. I soggetti incaricati, quali l’Inps, e il ministero del Lavoro non hanno, ad oggi, fornito numeri precisi». D’altro canto, si conosce l’ammontare delle risorse a disposizione: «Siamo convinti che per i precedenti 120mila sia stata individuata una copertura sovrabbondante rispetto alle necessità e che il risparmio che si produrrà nei prossimi tempi si sarebbe potuto allocare nel fondo che avevamo istituito. Oltre al fondo, avevamo previsto, negli emendamenti bocciati, un aumento del contributo di solidarietà sulla parte eccedente i redditi superiori ai 150mila euro (prima la soglia era di 350mila) e, come clausola di salvaguardia, l’aumento delle accise sulle sigarette». Ma i dati, per fare i conti, evidentemente non bastano: «A questo punto, disponiamo dei numeri sulle risorse, ma non quelli sulle persone da tutelare. Impossibile dire se la copertura è sufficiente». 



Secondo Bobba, quindi, la bocciatura, dal punto di vista tecnico è, tutto sommato, comprensibile. Come già ieri, su queste pagine, affermava Cesare Damiano, non tutto è perduto. «I relatori Baretta e Brunetta hanno fatto sapere che il dialogo è tutt’altro che interrotto e che faranno di tutto per trovare, attraverso la strada dell’accordo con il governo, le modalità per porre rimedio alla situazione». Non solo: «Le commissioni Lavoro e Bilancio continueranno a lavorare affinché si possano trovare misure alternative».



 

(Paolo Nessi)

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