Di quanto il lavoro somministrato possa essere viatico per la crescita dell’occupazione in termini di qualità e quantità abbiamo già scritto. Oggi che le Parti sociali (Sindacati e Assolavoro, l’associazione delle Agenzie per il lavoro) si apprestano al rinnovo del Ccnl dei lavoratori in somministrazione, l’occasione è interessante per ribadire la bontà della strada indicata dallo stesso legislatore, per la verità in un modo un po’ silenzioso e non del tutto puntuale, e dall’altra per verificare quanto – in un momento di grande cambiamento del nostro sistema di welfare – il cosiddetto “secondo welfare” o “welfare contrattuale” possa aprire a nuove forme d’intesa e a necessarie soluzioni per i reciproci e più che mai convergenti interessi di imprese e lavoratori.
Proprio in questi giorni la Cisl – attraverso la sua Federazione lavoratori somministrati autonomi atipici (Felsa) – ha diffuso la piattaforma di rinnovo in questione da lei redatta, affermando come nel costruirla abbia tenuto conto di come l’esperienza di questi ultimi anni nell’ambito della somministrazione rappresenti l’unico esempio positivo di flessibilità contrattata. Nello specifico la bilateralità contrattuale assume centralità divenendo sintesi degli interessi dei lavoratori, delle agenzie e delle Parti sociali, attraverso anche un rafforzamento della bilateralità nel territorio che può diventare, se ben costruita, un ottimo strumento di governance per il contrasto al dumping sempre più evidente tra Agenzie a discapito dei lavoratori.
La necessità di creare un sistema sempre più inclusivo e rappresentativo passa per il rafforzamento e l’integrazione del sistema di welfare, a iniziare dal sostegno al reddito, alle tutele previste per la maternità, alla previdenza di Fontemp, prevedendo inoltre un confronto sul tema del social housing. Ancora attuale è il tema del contrasto al frazionamento delle missioni o alla loro reiterazione su contratti commerciali di più ampia durata. Oggi, però, il senso di continuità da dare ai rapporti di lavoro non può più dipendere esclusivamente dalla regolamentazione della missione, bensì dalla capacità del sistema della somministrazione di ricollocare i lavoratori in altre missioni. È in tal senso che diventa fondamentale attivare nuovi strumenti di politica attiva, valorizzare il ruolo della formazione per accompagnare il lavoratore nel suo percorso, anche attraverso la costituzione di una Borsa lavoro.
La nuova figura del delegato regionale di Agenzia, il rafforzamento del ruolo delle Cst e quindi delle relazioni industriali, rende il territorio centrale nella praticabilità quotidiana del contratto. In tema di diritti assume rilevanza la rivisitazione di alcuni istituti contrattuali, come il rafforzamento del principio di parità economica e normativa e l’introduzione dell’apprendistato come canale privilegiato di accesso dei giovani al mondo del lavoro.
Nell’ambito del rinnovo contrattuale, particolare rilevanza sembra essere riconosciuta al ruolo del welfare contrattuale, sulla scorta di virtuose esperienze europee. Lo sviluppo di tale strumento, tutela sussidiaria di lavoratori e aziende, è auspicabile per la generalità e in particolare per il lavoro in somministrazione, caratterizzato fisiologicamente da tempi “morti” tra una missione e l’altra nell’ambito dei quali, unitamente al sostegno formativo, potrebbe essere riconosciuta un’indennità di accompagnamento che garantisca la tutela del reddito. Tale indennità, a carico degli enti bilaterali, sarebbe sostenuta da un versamento contributivo a carico di aziende e lavoratori che tuttavia potrebbe garantire a questi ultimi un sostegno economico anche in periodi di inattività.
Lo sviluppo di un efficace sistema privato di welfare contrattuale a gestione degli enti bilaterali, da tempo oggetto di discussione nel nostro Paese, ma che sta trovando non poche difficoltà nella sua concreta attuazione, sembra essere a nostro parere lo strumento di gestione efficace delle (scarse) risorse economiche a disposizione di aziende e lavoratori, capace di rispondere alle specifiche esigenze di settore; in tal modo sgravando, quantomeno parzialmente, la Pubblica amministrazione dagli oneri di gestione delle risorse e garantendo un utilizzo maggiormente efficace delle stesse.
Ciò, condividendo quanto già affermato dalla Felsa nella piattaforma di rinnovo del contratto collettivo per i lavoratori somministrati, non potrà prescindere dall’attivazione contestuale di politiche attive che vedono nella formazione il valido canale a garanzia della continuità lavorativa anche in presenza di rapporti di lavoro diversi o, altresì, al fine di garantire la successione continuativa di missioni per i lavoratori somministrati: meglio sarebbe pertanto definire il sistema auspicato quale impianto di workfare contrattuale che presupponga una collaborazione proattiva di tutti i soggetti preposti, riconoscendo nelle Parti sociali il ruolo imprescindibile che di fatto realizzano.
Il contratto di somministrazione di lavoro che, anche alla luce della recente Riforma del mercato del lavoro, si configura quale utile strumento di flessibilità assistita, trova ancora in Italia molti pregiudizi in relazione alla supposta “precarietà” dello stesso. Invero ci sembra utile rammentare che, in particolare se riferito all’attuale mercato del lavoro, proprio tale strumento può essere riconosciuto quale efficace modalità di conciliazione delle esigenze di lavoratori e datore di lavoro: tale rapporto può infatti garantire alle aziende una flessibilità assistita nella ricerca delle competenze e nella continuità delle prestazioni, ciò unitamente all’assicurazione per i lavoratori di un inserimento stabile (benché frazionato) e tutelato, a livello formativo ed economico, nel mercato del lavoro.
È auspicabile quindi, preliminarmente, che le relazioni industriali italiane, storicamente caratterizzate da una forte componente conflittuale, possano, anche attraverso lo strumento paritetico degli enti bilaterali, evolversi positivamente verso un sistema di tipo cooperativo, volto al riconoscimento delle reciproche esigenze e finalizzato alla ricerca di soluzioni condivise. Ciò, in particolare, in un’ottica di favore rispetto a quegli strumenti potenzialmente capaci di garantire una sana flessibilità ed una migliore permanenza nel mercato del lavoro, quali il contratto di somministrazione di lavoro.