Nel calderone della legge di stabilità, in procinto d’essere approvata, hanno trovato ospitalità anche due provvedimenti decisivi per la vita di quei lavoratori penalizzati ingiustamente da una legge del 2010 e dalla riforma Fornero. Le ricongiunzioni dei contributi previdenziali versati in più fondi nel corso della propria carriera lavorativa non saranno più onerose per coloro che sono passati dal pubblico impiego all’Inps entro il 31 luglio 2010; altri 10.300 esodati che rischiavano di trovarsi senza reddito da pensione e da lavoro in seguito alla riforma della disciplina previdenziale, inoltre, saranno salvaguardati. IlSussidiario.net ha chiesto a Domenico Proietti  segretario confederale della Uil con delega alle Politiche fiscali e previdenziali se, nel mondo sindacale, ci sia soddisfazione. «Quella sulle ricongiunzioni, da sempre, rappresenta una nostra battaglia. Benché la questione abbia avuto un impatto mediatico inferiore a quella degli esodati, abbiamo ripetutamente sottolineato la necessità di eliminare quell’ingiustizia determinata da un legge che, per ammissione degli stessi relatori di maggioranza dell’epoca, rappresentò un errore. In questi mesi, la Ragioneria generale dello Stato ha continuato a mettersi di traverso, indicando una quantificazione errata delle risorse che sarebbero state necessarie; noi, tuttavia, abbiamo insistito, chiedendo di optare per il sistema della totalizzazione contributiva». Il sistema è stato effettivamente adottato. «Pur rimuovendo l’onerosità, non salvaguarda i privilegi del passato derivanti dal regime retributivo». Tuttavia, il passaggio da un sistema all’altro ha pur sempre obbligato molte persone a una significativa modifica delle proprie aspettative sul futuro. «A fronte di una posizione molto rigida della Ragioneria, questo è stato il massimo punto di equilibrio raggiungibile. Si sarebbe potuto fare di più, ma almeno si è data una risposta positiva a migliaia di persone che, per avere una pensione, avrebbero dovuto sborsare, in certi casi, anche centinaia di migliaia di euro».



Il rammarico più grande, tuttavia, è quello relativo alla provenienza delle risorse. «Sono state prelevate dal fondo destinato agli sgravi fiscali per le imprese. Ma si sarebbe dovuto intervenire limando i costi della politica. Su questo fronte non è stato fatto nulla. E non mi riferisco solo agli stipendi dei parlamentari, ma anche all’accorpamento di migliaia di municipalizzate, alla riduzione di consigli d’amministrazioni ed enti pressoché inutili, alle migliaia di consulenze esterne. Sarebbe stato necessario, infine, un impegno maggiore sull’evasione fiscale».



C’è, poi, la questione degli esodati. «Prendiamo atto con favore del fatto che si risolvono i problemi di circa diecimila cittadini; tuttavia, ancora centinaia di migliaia di lavoratori restano esclusi dalle tutele. Continueremo, nei prossimi mesi, a battagliare affinché a tutti coloro che hanno sottoscritto degli accordi, sia riconosciuto il diritto al trattamento previdenziale precedente». 

Nei processi che sin qui si sono determinati, meriti e colpe vanno ripartiti in maniera precisa: «Abbiamo constatato una posizione di assoluta chiusura da parte del Governo e del ministro Fornero che, solo oggi, si accorge di aver fatto un grave errore; se avesse dato ascolto alle Parti sociali, e si fosse degnata di convocare dei tavoli di lavoro, si sarebbe immediatamente resa conto della portata del problema. Giudichiamo, invece, positivamente l’azione del Parlamento. Le risposte che, fino a oggi, siamo riusciti a costruire le dobbiamo anche ai gruppi parlamentari che, indistintamente, si sono presi a cuore il problema». 



 

(Paolo Nessi)