Tre categorie di lavoratori sono potenzialmente esposte, da settimane, ai maggiori disagi inclusi nella riforma delle pensioni. Almeno, se al decreto Milleproroghe in esame in Senato sarà dato l’ok senza alcuna modifica rispetto al provvedimento uscito dalla Camera. Si tratta degli esodati, dei precoci e di chi svolge lavori usuranti. Per i primi due, molto è già stato fatto e occorre soltanto apportare qualche limatura per ri-comprendere alcune migliaia di essi non ancora collocati “in sicurezza”. Gli ultimi, invece, rischiano di restare ultimi. Per i lavori usuranti persiste il precedente regime, quello delle quote. Si smette di lavorare raggiunta quota 96 nel 2012 (61 anni di età e 35 di contributi, oppure 60 e 36) e quota 97 dal 2013. Ma senza lo “sconto” di tre anni previsto dal precedente governo. Che fare quindi? La senatrice del Terzo Polo, Emanuela Baio Dossi, rivela a ilSussidiario.net gli scenari più probabili.



«C’è un impegno da parte tutte le forze politiche che sostengono il governo (quindi Terzo Polo, Pdl e Pdl) e dell’esecutivo stesso a trovare una soluzione per esodati, precoci e usurati». La questione, comunque la si intenda, ha sempre il medesimo problema: «Dovremo trovare la copertura. Dal momento che il governo si è detto d’accordo, tuttavia, sono, in tal senso estremamente fiduciosa». L’importante, è che possano esserlo anche i lavoratori interessati. «La riforma delle pensioni era da farsi – dice la Baio -; non solo perché rappresenta un impegno verso l’Europa, ma perché il nostro Paese ne ha bisogno. Se, tuttavia, in prima battuta non c’era stata la possibilità di focalizzarci su alcune categorie specifiche, ora il decreto Milleproroghe è lo strumento attraverso cui stiamo individuando per trovare una soluzione».



E, secondo la Baio, va trovata a tutti i costi. «Nel momento in cui è lo Stato e prendersi un impegno di tale natura, diventa una questione di etica e di dignità». Secondo il senatore Carmelo Morra, tuttavia, i lavori usuranti dovrebbero essere contemplati come capitolo a parte, data l’estensione della materia e dell’impossibilità a trattarla in tempi ristretti. «Se, come è probabile, non  si riuscirà a sanare la loro situazione entro il varo del Milleproroghe, occorrerà mettervi mano in tempi rapidi. Credo che l’impegno più serio e ragionevole consista nel porci come scadenza la fine della legislatura. Entro un anno, quindi, la disciplina che regola questa categoria dovrà essere modificata».  



Per le altre, la cui copertura va ricercata entro una settimana, la senatrice suggerisce: «lo Stato non ha ancora incamerato circa 70 miliardi di euro derivanti dal gioco d’azzardo. Tali risorse sono oggetto di contenzioso e sono in corso dei procedimenti giudiziari. Tuttavia, quota di esse, che si aggira attorno ai 15 miliardi di euro, potrebbe essere riscossa subito».