Via via che trascorrono i giorni e la scadenza per l’esame in Senato si avvicina, il regime pensionistico cui saranno sottoposte alcune categorie di lavoratori sin qui rimasti senza “protezione” si sta delineando. È opinione comune, infatti, che la riforma andasse necessariamente varata; ma che, per alcuni, i sacrifici richiesti avrebbero assunto le fattezze dell’iniquità. Chiedere di ritardare il trattamento previdenziale di 4 o 5 anni a chi ha ne ha già lavorati più di 40, a chi si è licenziato con l’aspettativa di andare a breve in pensione (e che quindi, attualmente, non ha un lavoro) o a chi pratica dei mestieri che accorciano l’aspettativa di vita, non sarebbe accettabile. La Camera, attraverso il decreto Milleproroghe, ha messo mano a gran parte delle criticità. Ne rimangono diverse, cui sta tentando di mettere mano Palazzo Madama. Il senatore del Pd Giorgio Roilo, contattato da ilSussidiario.net, illustra le caratteristiche dell’emendamento che ha presentato assieme al collega del Pdl, Maurizio Castro.
Anche se, per cominciare, serve capire se si tratti di un’operazione “di bandiera”, o se vi siano margini concreti d’azione. «Credo – spiega – che ci sia l’effettiva possibilità di modificare il testo. Anzi, è ormai quasi certo che il decreto sarà sottoposto ad una terza lettura. Sono richieste, del resto – tra le altre cose -, alcune precisazioni formali». L’emendamento, quindi, potrebbe essere accolto. «Credo sia realmente possibile. Tanto più che il problema che affronta è socialmente rilevante. Riguarda tutti gli accordi collettivi e individuali che trattano la materia degli esuberi entro il 31 dicembre del 2011». In particolare, la correzione prevede che siano protetti tutti «i lavoratori la risoluzione del cui rapporto di lavoro sia stata pattuita in accordi individuali o collettivi di regolazione degli esuberi o del loro esodo anticipato entro il 31.12.2011». Rispetto alla versione precedente, a prima vista, non sembrano esserci differenze epocali. «In realtà, nella sostanza, se l’emendamento fosse approvato, cambierebbe parecchio. Il decreto Milleproroghe uscito dalla Camera, infatti, “salva” i lavoratori che hanno stipulato un accordo di esodo in data antecedente al 31.12.2012. Quindi, entro il 30 dicembre». Un giorno di differenza non appare gran cosa. «Invece lo è. Gran parte delle dimissioni, infatti, sono state date a partire dal 31 dicembre. Moltissimi lavoratori, quindi, resterebbero fuori».
Molti, inoltre, sono in attesa di capire se entro la data prevista dovranno aver sottoscritto semplicemente l’accordo o aver risolto definitivamente il contratto di lavoro. «Fa testo – dice Roilo – la data dell’accodo, non quella dell’uscita effettiva». Sulla copertura, il problema, più importante da dirimere, spiega: «se ne sta occupando la commissione Bilancio; su eventuali criticità di questo genere, il governo si è impegnato a trovare una soluzione. La copertura, quindi, dovrebbe essere trovata. Ma il condizionale è d’obbligo. Finché il decreto non sarà definitivamente approvato, prudenza consiglia di non creare aspettative che potrebbero rivelarsi false in lavoratori che si trovano in una fase decisamente critica». Per il senatore, anche la disciplina sui precoci merita una rilettura.
«Occorrerebbe eliminare la penalizzazione prevista per quelli che vanno in pensione anticipatamente, e allargare la platea di chi beneficia delle protezione; ad esempio, alle donne lavoratrici a cui non viene conteggiata la maternità facoltativa». In tali modifiche, secondo Roilo, «sarebbe doveroso riuscire a comprendere anche chi svolge lavori usuranti». Tuttavia, è opinione comune che difficilmente la materia potrà essere in esame nel corso del dibattito sul Milleproroghe. La senatrice Emanuela Baio, su queste pagine, si poneva come termine ultimo per sanare la loro situazione la scadenza della legislatura. Su questo, il senatore è lapidario: «speriamo».
(Paolo Nessi)