Gli spazi d’azione altamente auspicati – benché contenutissimi – si sono, infine, rivelati pressoché inesistenti. Minuzie, o poco più, seppur di grande valore per chi ne beneficerà. Per il resto, ogni variazione d’impatto alla nuova disciplina sulle pensioni è rinviata a data da destinarsi. Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, ha chiesto e ottenuto il ritiro della maggior parte degli emendamenti, e il Senato darà l’ok al decreto Milleproroghe lasciandolo quasi identico alla versione uscita dalla Camera. «Nell’amarezza di non essere riusciti a far approvare gli emendamenti sugli esodati e sugli insegnanti, abbiamo ottenuto una piccola vittoria», afferma, raggiunta da ilSussidiario.net la senatrice Mariangela Bastico (Pd). «È stato accolto un provvedimento che riguarda chi ha ottenuto un congedo biennale retribuito perché doveva accudire un figlio disabile o i congedi per paternità obbligatoria. Nel computo dei requisiti per potere andare in pensione con il regime precedente alla riforma, potranno essere presi in considerazione anche tali contributi». Per la modifica è già stata trovata la copertura adeguata. «5 milioni di euro per il 2012 e altri 5 per il 2013. Poca cosa per un atto di giustizia per persone con drammi familiari enormi».



Per le rimanenti questioni, solo grande delusione. «Da parte della Fornero è giunto, anzitutto, un “no” all’ipotesi di ampliare la platea degli aventi diritto, tra gli esodati, al salvataggio. Si sarebbe trattato di un ampliamento sacrosanto, per persone senza lavoro e che, adesso, dovranno attendere anni per accedere alla pensione». La Fornero, in ogni caso, ha manifestato la disponibilità a tornare, in futuro, sull’argomento. «Si è detta contraria a trovare una soluzione nella fase di approvazione del Milleproproroghe, proponendo di farlo nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali. La risposta non ci soddisfa. Ma un ordine del giorno votato all’unanimità impegna il governo a rispettare quanto promesso». Visti i tempi, quindi, si tornerà a discutere di esodati nell’ambito del quadro normativo della riforma del lavoro.



Altro rammarico, per la senatrice, il non esser riuscita a mettere “in salvo” la quota di insegnanti particolarmente penalizzati dalla riforma. «Avevamo chiesto di consentire agli insegnanti di poter andare in pensione con il precedente regime se avessero maturato i requisiti entro il31 agosto 2012 e non, come prevede l’attuale normativa, entro il 31 dicembre 2011». Lo slittamento non è una quisquilia. Senza, infatti, cambia tutto: «Il comparto scuola non si basa sull’anno solare, ma su quello scolastico». E, tra gli insegnanti, nessuno va di certo in pensione a gennaio. «Considerando i ritardi che già pesano sulla loro finestra di uscita, in molti si ritroveranno ad andare in pensione con 3 o 4 anni di ritardo, avendone già lavorati, magari, 40 o 41». Come in tutti gli altri casi, il diniego è motivato da ragioni di copertura finanziaria. «La Fornero, su mia richiesta, ha precisato che, sulla materia, non c’è una valutazione in dissenso nel merito, ma un problema di costi e copertura finanziaria estremamente elevato. La votazione, infatti, è stata molto approfondita e appassionata, ma ci siamo arenati sui calcoli». Il relatore stimava la copertura richiesta attorno ai 240 milioni di euro, la Ragioneria intorno ai 630 milioni. «Una differenza colossale». Proveniente, in realtà, da un errore tecnico. 



«La Ragioneria ha calcolato che gli aventi diritto sarebbero stati 6000; il Miur, tuttavia, che in tal caso è il più titolato a parlare, ne contava 4000. Ci sono stati, oltretutto, degli errori di conteggio sulle singole liquidazioni che, in questo caso, non si sarebbero dovute computare e che hanno fatto lievitare i costi». Non tutto è perduto. «Ho chiesto che questo problema, come quello degli esodati, rimanga aperto ed è aspicabile che sarà contemplato in un provvedimento ad hoc».

 

(Paolo Nessi)