Il ministro inamovibile non si è lasciato commuovere – questa volta. E, a  chi perorava le cause più tristi e disparate sulle pensioni, ha risposto “picche”. Salvo, in realtà, talune concessioni. Che, benché appaiano come sottili sfumature, rallegreranno la vita di chi se ne avvantaggia. Al di là di questo, ieri, in gran parte del Senato regnava lo sconforto. Gli inquilini di Palazzo Madama si erano lasciati convincere a ritirare quasi tutti gli emendamenti e a votare una versione del decreto Milleproroghe pressoché identica a quella uscita dalla Camera. Gli è stato promesso che le proprie invocazioni saranno prese in considerazione una volta che il provvedimento sarà stato approvato definitivamente a Montecitorio, in terza lettura. Dove lo attende, tra gli altri, il vicepresidente della commissione Lavoro, Giuliano Cazzola. Che, interpellato da ilSussidiairio.net, fa intendere di non figurare tra gli sconfortati. «Alcune modifiche, che io ritengo significative, ci sono state. Per quanto riguarda gli esodati, ad esempio, si è deciso di consentire ai lavoratori che hanno sottoscritto un accordo con la propria azienda entro il 31 dicembre 2011 di andare in pensione anticipatamente».



In effetti, come aveva spiegato su queste pagine il senatore Roilo, estensore dell’emendamento, la norma precedente prevedeva la possibilità di uscita per chi avesse siglato un’intesa in data antecedente al 31 dicembre. Gran parte dei lavoratori interessati, quindi, sarebbero rimasti fuori dalla copertura. Praticamente nessuno, infatti, si licenzia il 30 dicembre. «Sono state, inoltre, fornite alcune concessioni a chi ha ottenuto un congedo di maternità biennale retribuito per accudire un figlio disabile o per chi ha usufruito della paternità obbligatoria». Anche in tal caso, chi aveva promosso la modifica, la senatrice Mariangela Bastico, ci spiegava che «nel computo dei requisiti per potere andare in pensione con il regime precedente alla riforma, potranno essere presi in considerazione anche tali contributi».



Detto questo, secondo Cazzola, in svariati casi, si è fatto fin troppo. «Personalmente, sul fronte dei precoci,  mi soddisfa il fatto che il governo abbia tenuto duro e non abbia concesso ulteriori modifiche; tanto più che ritenevo sbagliate anche quelle operate alla Camera». Ovvero: «Credo, in sostanza, che per quelli che intendano andare in pensione anticipatamente andassero mantenute le penalizzazioni». Diverso è il caso dei lavoratori esodati. «Sono decisamente più sensibile alla situazione di chi è senza pensione e senza lavoro». Eppure, gran parte di essi sono stati “salvati”. «Sì – replica l’onorevole -; ma è anche vero che tra la maturazione del diritto e l’erogazione del trattamento, ci sono in mezzo delle finestre tali per cui in molti restano fuori. Senza contare tutti quelli che hanno sottoscritto degli accordi che non sono stati sanciti con i crismi dell’ufficialità, ai sensi del Codice di procedura civile». Per tutti costoro, la soluzione è stata rimandata. «Una volta ri-approdato alla Camera, il decreto Milleproroghe sarà approvato; non ci sono margini di manovra per ulteriori modifiche. Una quarta lettura sarebbe irragionevole». Quindi? 



«Il ministro Fornero si è impegnato a varare un provvedimento ad hoc, in seconda battuta. Vedremo».  In ogni caso, anche per Cazzola vi è un rammarico di fondo: «Con tutte le deroghe che si sono individuate, sarebbe stato saggio fare una riforma più soft, con una transizione un po’ più lunga. Non ha senso fare norme severissime e tenere fuori la metà delle persone a cui si applicano. A questo punto, sarebbe stato sufficiente tenerci le quote. Magari, introducendo requisiti più severi e sopprimendo le pensioni di anzianità con 40 anni di contributi».  

 

(Paolo Nessi)