Lo sviluppo di un nuovo sistema di relazioni industriali più capace di affrontare e risolvere i problemi reali del mercato del lavoro è una chiara priorità di questo Paese. Tutte le parti in causa devono contribuire a individuare approcci nuovi ed efficaci per questo miglioramento. A questo proposito diventa sempre più importante partire da una chiara definizione del ruolo e della sfera d’azione dei diversi soggetti implicati.



Il Legislatore è chiamato a istituire un livello di regole fondamentali, chiare, certe – meglio se non continuamente modificate – per garantire a imprese e lavoratori la possibilità di investire reciprocamente in condizioni ben definite. Il ruolo dei Sindacati e di Confindustria – è bene ricordarlo – non dev’essere quello di sostituirsi al Legislatore, diventando un potere centrale, politico, autoreferenziale e “parallelo” allo Stato. Viceversa le Parti Sociali hanno il compito di lavorare insieme per costruire, a partire dalle regole di base, soluzioni “ad hoc” per il bene comune. In questo senso va letta innanzitutto la contrattazione di primo livello, fondamentale per definire le regolamentazioni di base della normativa; non invece altrettanto efficace nell’individuazione di soluzioni puntuali.



Per questa ragione diventa sempre più importante la contrattazione di secondo livello, attraverso cui le soluzioni riguardanti singole aziende e persone possono essere definite di volta in volta dalle Parti Sociali e dalle imprese sul territorio, attraverso un confronto aperto, focalizzato sui contenuti e meno condizionato da logiche ideologiche e politiche. L’articolo 8 ha rappresentato una forte provocazione e una grande spinta alla crescita della contrattazione di secondo livello. Facendo leva su questo strumento, infatti, diverse imprese stanno già praticando nuovi percorsi e stanno lavorando con le Parti Sociali per ottenere soluzioni migliorative, caratterizzate dalla necessaria innovazione e flessibilità.



In un simile contesto, il ruolo del sindacato torna ad acquisire “rilevanza” e “senso”: riappropriandosi del ruolo di vera Parte Sociale, supportando i lavoratori nella ricerca di soluzioni specifiche, contribuendo anche ad elevare il livello di “educazione” di molte imprese nell’impiego del capitale umano, conducendole a concepirlo sempre più come un asset fondamentale e non come un problema da gestire. Bisogna però fare attenzione: l’articolo 8 rischierebbe infatti di essere problematico laddove l’assetto normativo risultasse addirittura eccessivamente “svuotato”, conducendo così alla crescita di confusione e incertezza sia per le imprese esistenti che per i potenziali investitori.

Pur con alcuni limiti, nell’attuale fase di confronto l’articolo 8 svolge tuttavia un ruolo molto utile perché consente alle aziende più lungimiranti e alle Parti Sociali locali di sperimentare soluzioni innovative, “win-win”, i cui risultati possono rappresentare valide indicazioni per tutti.

Si tratta dunque, oggi, di cogliere un’opportunità particolarmente importante in un momento in cui molti pilastri, a partire dall’articolo 18, sono messi in discussione e in cui vengono proposti enormi cambiamenti, capaci di incutere timore ai più. Sperimentare attraverso la contrattazione collettiva di secondo livello consentirebbe di tracciare una strada utile a verificare la bontà di certe iniziative attraverso l’attento esame dei risultati prodotti, così da contribuire ad un clima di maggiore serenità nei confronti di coloro che sono chiamati ad assumere decisioni normative fondamentali per un’efficace riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese.

 

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