Sulle pensioni tutto, rispetto al Senato, rimane immutato; quindi, in sostanza, resta tutto immutato e basta. Il decreto Milleproroghe sul quale alla Camera è stata posta, oggi, la fiducia (quindi, entro pochi giorni, avremo il voto definitivo), al momento dell’esame a Palazzo Madama aveva subito, rispetto alla prima lettura, modifiche esigue. Pressoché inconsistenti. Il ministro Fornero aveva ottenuto, infatti, il ritiro della maggior parte degli emendamenti; salvo alcuni che, rispetto alla prima versione uscita da Montecitorio, garantivano maggiore equità per poche categorie, grazie a misure quali il computo dei contributi legati ai congedi per maternità con figli disabili per il calcolo dei contributi per poter andar in pensione con il regime precedente. Insomma, minuzie che avevano lasciato praticamente invariata la platea di chi, pur avendone necessità, resta fuori dalle deroghe. Il senatore del Pdl, nonché vicepresidente della Commissione Lavoro, Carmelo Morra, rivela a ilSussidiario.net che, tra gli altri, «circa 70mila persone, secondo le stime, rischiano di restare senza stipendio e senza lavoro: si tratta di quei lavoratori esodati dell’azienda in seguito ad accordi individuali successivi al 31 dicembre 2012».



Al momento, per loro non è prevista alcuna garanzia. «Si tratta, a oggi, di una partita persa, cui il governo non potrà esimersi dal mettere mano». Resta da capire – se mai lo farà – quando. «Il governo potrebbe riprendere in considerazione la loro situazione nel corso del dibattito sulla riforma del lavoro o, come ha anticipato il ministro Fornero, in un provvedimento ad hoc . Secondo Morra, «l’altra categoria di lavoratori che dovranno essere ricompresi nel “salvataggio” è quella di chi svolge mestieri usuranti». Con la manovra del governo Monti, infatti, per loro è stato previsto il mantenimento del sistema delle quote.



Tuttavia, è stato decurtato dal computo dei requisiti necessari per poter accedere al trattamento pensionistico lo sconto di tre anni che era stato introdotto dal precedente governo. «Credo che la loro vicenda sarà riesaminata; si tratta, del resto, di questione alla quale sono sensibili la maggior parte dei componenti delle forze politiche che costituiscono questa maggioranza». La criticità maggiore rimane sempre quella relativa alla copertura. «Va trovata. Per forza. Si tratta di misure improntate all’equità e alla giustizia sociale. Di conseguenza, per il governo, è un dovere». 

Sta di fatto che, secondo Morra, complessivamente non si poteva fare altrimenti. «Si può ragionare sul fatto che fosse necessario contemplare maggiore gradualità. Ma la riforma andava fatta, i tempi erano ormai maturi per questo tipo di intervento. La riforma Maroni, d’altronde, anticipava quella della Fornero». Occorrerà, a questo punto, avere alcuna accortezze: «Considerando che si è deciso di introdurre bruscamente il metodo contributivo, sarà necessario prendere in considerazione l’ipotesi di affidarsi, contestualmente, a sistemi previdenziali integrativi e complementari».