La Fiat in Italia? Ci resta, ma solo a certe condizioni. A dirlo è l’amministratore delegato Sergio Marchionne che è intervenuto a Bruxelles in qualità di presidente Acea. Nonostante quanto detto più volte in passato sull’impegno della casa produttrice torinese, Marchionne sembra aver cambiato idea per l’ennesima volta. In Italia solo a condizioni estremamente chiare, ha detto. Immediata la stoccata critica pervenuta da parte di Susanna Camusso segretario Cgil: dove è finito il piano industriale e gli investimenti promessi in Italia? ha chiesto. Marchionne ha parlato in modo diretto: “Non si può tenere in piedi un sistema senza più basi economiche: serve la riforma del Welfare e un mercato del lavoro più flessibile”. Non si possono cioè continuare a perdere soldi in Europa solo per tenere “in piedi un sistema industriale che economicamente non ha basi”. Ciò nonostante l’ad di Fiat dice ancora che la Fiat ha intenzione di mantenere una politica industriale nel nostro Paese per far sì che i propri stabilimenti raggiungano i livelli di produttività adeguata per competere nel mondo. Per far ciò, devono essere in grado di esportare all’estero, anche negli Stati Uniti.  Ma quali sono le condizioni richieste da Marchionne? Non lo ha detto: potrebbe riferirsi alla riforma del welfare e del mercato del lavoro. Da parte sua, ha detto, si occuperebbe di creare un mercato del lavoro flessibile per gestire domanda e offerta. E’ tutto il sistema del welfare europeo, ha aggiunto, che va ripensato: “Draghi è stato molto chiaro: bisogna ripensare e ridimensionare il sistema del welfare. È un processo complesso, ma deve essere fatto, e ogni ostacolo che sarà gettato in questo processo lo rallenterà”. Tornando alla critica di Camusso, Marchionne ha risposto indirettamente nel corso del suo intervento di oggi dicendo che Fiat manterrà l’impegno da 20 miliardi sugli investimenti promessi. Su Mirafiori, ha aggiunto, stiamo mantenendo gli impegni anche su quel fronte.  Infatti ha detto di aver già annunciato il modello jeep Mirafiori che entrerà presto in produzione l’anno prossimo. Ma per Camusso restano le obiezioni. Parlando e commentando quanto detto da Marchionne, ha spiegato che  “Il piano industriale di Fiat è fondato solo sulla Chrysler e gli Stati Uniti”.



Ha poi aggiunto: “Non si vedono i famosi 20 miliardi di investimenti e soprattutto non si vedono modelli che possano riaprire la competizione di Fiat con gli altri produttori europei”. Sono queste le ragioni per cui la Cgil, spiega Camusso, chiede “l’intervento del governo”.

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