Il governo accelera sulla riforma del mercato del lavoro, che dovrà essere approvata tra il 21 e il 23 marzo, quindi circa una settimana prima rispetto alla scadenza fissata in precedenza. Questo è quanto è stato evidenziato ieri pomeriggio dopo l’ennesimo incontro tra governo, sindacati e imprenditori dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, che ha poi fatto anche sapere che verrà accorciato anche il periodo di transizione della riforma e del cambio del sistema degli ammortizzatori sociali. Il prossimo confronto è previsto per lunedì prossimo a Palazzo Chigi, a cui parteciperà anche il presidente del Consiglio Monti. Intanto il ministro Fornero, dopo l’incontro di ieri pomeriggio, ha sottolineato la chiarezza e gli impegni presi dal governo, che ha «sempre lavorato per un accordo con le parti sociali. Questo è l’obiettivo, per questa prospettiva lavoriamo in questa ultima fase», con lo scopo di ridurre il tasso disoccupazione. Per farlo, però, continua il ministro Fornero, «è necessario un forte coinvolgimento delle regioni del Sud Italia», perché «non c’è crescita senza equilibrio tra il Nord e il Sud». Duro il giudizio del leader della Cgil Susanna Camusso dopo l’incontro di ieri, secondo cui è stato addirittura fatto «un passo indietro». Secondo la Camusso, infatti, un’accelerazione del genere da parte del governo sulla riforma del mercato del lavoro «per una parte consistente di lavoratori si traduce nel breve periodo, durante la crisi, in una riduzione della copertura con nessun vantaggio sulla prestazione economica». Secondo il leader della Cisl, invece, «si sta andando nella giusta direzione, ma bisogna aggiustare alcune parti delicate». Anche secondo Bonanni, infatti, questa accelerazione non rappresenta niente di positivo: «In un momento come questo – ha detto – non si possono accorciare i tempi di copertura e ridurre l’indennità», perché altrimenti sarebbe «un disastro, chiediamo al governo di tornare indietro su questo punto».



Luigi Angeletti, numero uno della Uil, vuole invece sapere «su quali basi sono state fatte valutazioni circa i costi del sistema a regime», chiedendo che la Ragioneria generale dello Stato comunichi «le sue previsioni sull’andamento della disoccupazione nei prossimi anni». Anche secondo il segretario generale Uil, comunque, «sono stati fatti passi avanti sui contratti a termine, ma non si possono lasciare inalterate le altre forme spurie di contratti».

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