L’accordo tra governo e parti sociali per la riforma del mercato del lavoro non è stato ancora raggiunto, ma potrebbe arrivare nel corso della giornata. Il tavolo delle trattative è ufficialmente convocato per le 15:30, ma già stamattina a Palazzo Chigi c’è stato un vertice tra sindacati, associazioni imprenditoriali e governo: un incontro informale cui ha preso parte anche il Premier Mario Monti, in cui probabilmente si è fatto un punto della situazione a seguito anche dell’incontro avvenuto ieri sera tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e le organizzazioni sindacali.
Dopo una prima fase di incontri tra tutte le parti, le imprese hanno lasciato governo e sindacati a discutere. Da circa mezzora i ruoli si sono invertiti: i sindacati hanno lasciato Palazzo Chigi e sono ritornati i rappresentanti delle imprese. Probabilmente questa serie di incontri farà slittare l’orario di inizio del tavolo ufficiale delle trattative. Nel frattempo al ministro del Lavoro è già stato avviato un tavolo dei tecnici che potrebbe mettere a punto il testo dell’accordo sulla base dell’esito delle trattative.
A quanto pare resta la modifica dell’articolo 18 il punto più difficile su cui trovare un accordo. La Cgil, in particolare, deve da un lato fare i conti con l’intransigenza interna della Fiom, che già promette manifestazioni e proteste contro ogni riforma della norma, e dall’altro ritiene che la disciplina sui licenziamenti economici possa trasformarsi in uno strumento nelle mani delle imprese per licenziare fin troppo facilmente. Senza dimenticare che un’altra perplessità riguarda il fatto che le imprese potrebbero anche aggirare la procedura dei licenziamenti collettivi licenziando di volta in volta un numero di lavoratori inferiori a 5, evitando così anche di erogare l’indennità di mobilità. Forse l’accordo si potrebbe trovare se anche in questo caso, come nei licenziamenti disciplinari, fosse data al giudice la facoltà di decidere tra indennizzo e reintegro del lavoratore. Tuttavia, non è detto che le imprese possano accettare questa richiesta. Dunque le distanze non saranno facili da colmare.
C’è anche poi da dire che i sindacati non sono apparsi entusiasti del nuovo sistema di ammortizzatori sociali, che andrebbe ad accorciare il periodo in cui è garantita la mobilità. Non è quindi da escludere che il governo possa fare un passo indietro su questo, magari stanziando ulteriori risorse, in cambio di un’apertura dei sindacati sulla riforma dell’articolo 18. Che, non va dimenticato, potrebbe valere solo per i nuovi contratti e non per quelli in vigore.