Al via la guerra tra Cgil e Governo, dopo la discussa approvazione dei cambi relativi all’articolo 18 e la riforma del lavoro. Come si sa, ieri notte l’ultimo e definitivo incontro tra sindacati ed esecutivo si è concluso ancora una volta con un nulla di fatto, almeno da parte della Cgil. La Cisl ha infatti espresso soddisfazione per quello che è stato definito un compromesso onorevole fra le parti e che tutelerà maggiormente i lavoratori, specie quelli delle piccole aziende sotto i quindici dipendenti. Il sindacato di Susanna Camusso sta invece esprimendo tutto il proprio dissenso, con il sostegno di un adirato Pierluigi Bersani. Le posizioni all’interno del Pd in realtà sono sfumate e diverse fra loro. Ma al momento è la Cgil e la Fiom che richiamano ogni attenzione. Stamattina infatti circa mille dipendenti di una azienda vicino all’aeroporto di Caselle sono scesi spontaneamente in strada bloccando gli ingressi allo scalo, protestando contro l’abolizione dell’articolo 18. Giunge adesso un comunicato della Cgil che annuncia tutta una serie di iniziative “per dare battaglia contro le norme proposte dal governo per la riforma del mercato del lavoro e in particolare per l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”. Una mobilitazione che viene annunciata dura e articolata per far sentire la propria voce durante il dibattito parlamentare sulla riforma del lavoro. “Non sarà la fiammata che si esaurisce in un giorno che il governo ha messo in conto e abbiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsioni di massa nelle aziende” si dice nel comunicato. In particolare viene annunciata una petizione popolare che punta a raccogliere un milione di firme; una campagna nazionale per informare i cittadini; mobilitazioni nei posti di lavoro; assemblee in tutti i luoghi di lavoro; avvio del lavoro con la Consulta giuridica per i percorsi legali (ricorsi, ecc). Ma soprattutto vengono annunciate sedici ore di sciopero di cui otto per le assemblee e iniziative specifiche e otto in una sola giornata di sciopero nazionale con assemblee nei territori. La data verrà scelta in base al calendario della discussione della riforma in Parlamento. Le reazini delle parti politiche invece passano dalla totale soddisfazione del Pdl per l’accordo raggiunto, che conclude, viene detto, la stagione della cocnertazione, e quella irata dell’Italia dei valori che parla di “Vietnam parlamentare”, indicando una guerra aperta contro l’approvazione della riforma.
Per Massimo Donandi, infatti, “l’esecutivo rimanda a epoca lontana i nuovi ammortizzatori sociali, ma interviene da subito sull’articolo 18, trasformandolo in una specie di scalpo da consegnare alla Bce e non certo all’europa che è ben attenta a non colpire, in questa fase delicatissima, i diritti e le capacità di consumo delle famiglie e dei lavoratori”.