Non ci sarà una convergenza totale tra tutte le parti sociali, ma la riforma del mercato del lavoro è pronta comunque ad approdare in Parlamento. Dopo l’incontro di ieri tra governo e sindacati, Cisl, Uil e Ugl hanno espresso giudizi complessivamente abbastanza positivi, mentre la Cgil si è detta fortemente contraria e pronta ad organizzare uno sciopero generale di sedici ore per protestare contro la riforma. Il segretario dell’Ugl, Giovanni Cetrella, ha parlato della riforma del lavoro dopo l’incontro di ieri: «Il nostro giudizio è sofferto ma responsabile nei confronti di un impianto nel complesso condivisibile. Così come presentata e impostata ora, la riforma ha una visione più ampia e non più concentrata solo sull’articolo 18. In particolare sui contratti riteniamo che il governo abbia accolto le nostre posizioni». «Sulla flessibilità in uscita – ha detto ancora Centrella – nel rispetto del richiamo del Presidente Napolitano e dei confronti che nel sindacato proseguiranno anche domani, occorre però una maggiore attenzione verso le nostre richieste e delle altre Confederazioni per cercare di arrivare in questi pochi giorni ad una soluzione che favorisca la condivisione di tutte le parti sociali». Giovanni Cetrella è nato il 5 settembre 1965 ed è segretario dell’Ugl, l’Unione Generale di Lavoro, dal 29 maggio 2010. Sposato, vive in provincia di Avellino, dove si è diplomato e dove inizia come operaio metalmeccanico. Nel 1995 viene assunto dalla Fiat presso la Fma di Pratola Serra, sempre in provincia di Avellino, ma inizia la sua attività sindacale due anni dopo, nel 1997, come rappresentante sindacale per la Ugl Metalmeccanici, fino a diventarne segretario nazionale nel 2006. Successivamente, nel 2010, viene eletto all’unanimità segretario generale dal Consiglio Nazionale della Ugl, ottenendo già nel primo anno di incarico traguardi importanti, come la firma del protocollo d’intesa tra Ugl, Cisl, Uil Cgil e Confindustria. In questa occasione, però, la Cgil si è detta contraria alla riforma del lavoro proposta dal governo, e la Fiom si dice pronta a scendere in piazza e a scioperare per sedici ore.
A proporlo è stato il segretario confederale Fulvio Fammoni, mentre secondo il leader della Fiom, Maurizio Landini, la nuova riforma «non riduce la precarietà, non estende gli ammortizzatori ma rende più facili i licenziamenti». Quindi, annuncia, «sarà contrastata con ogni mezzo e con ogni forma di protesta democratica nelle fabbriche e nel Paese». Per Landini, anche la modifica dell’articolo 18 «è una follia, perché così se uno viene licenziato senza giusta causa il padrone con un po’ di soldi ha risolto il problema, e questo viola i principi costituzionali».