Sette nuovi articoli verranno a breve presentati alla Camera dal ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, con delega alle Politiche per la famiglia, Andrea Riccardi. Sette nuovi punti che andranno a integrare il lavoro cominciato dal ministro Elsa Fornero sul cosiddetto “sostegno alla genitorialità”, che proponeva il congedo di paternità obbligatorio della durata di tre giorni e la possibilità per le madri lavoratrici di usufruire, al posto del congedo parentale, di voucher per pagare servizi di baby sitting. Il ministro Riccardi ha proposto innanzitutto che venga esteso il periodo di fruibilità del congedo parentale: in pratica, i sei mesi di congedo restano inalterati, ma i genitori potranno usufruirne non più fino agli 8 anni dei figli, ma fino ai 18. Inoltre si potrebbe prevedere la possibilità di far usufruire i nonni, e non i genitori, del congedo parentale, in particolare nel caso in cui questi ultimi siano precari, e quindi non aventi diritto al congedo. Sempre Riccardi ha proposto poi la fruizione oraria del congedo parentale, per evitare così il ricorso al part time, mentre il ministro vorrebbe anche rendere obbligatoria la concessione di questo tipo di contratto ai neogenitori da parte delle aziende, cosa che oggi è invece discrezionale. Si parla poi di casi delicati, come quello dei parti pre-termine: visto che spesso, nel caso di un parto prematuro, si trascorrono diversi mesi in ospedale, Riccardi ha proposto che questo periodo di tempo venga scorporato dal conteggio del congedo obbligatorio, che altrimenti si consumerebbe tutto in questo modo. Infine, per tutelare la carriera delle madri lavoratrici, Riccardi propone che le donne in congedo di maternità possano avere il diritto di partecipare a concorsi, selezioni e corsi di formazione. IlSussidiario.net ha chiesto un giudizio riguardo queste proposte alla giornalista Paola Liberace, esperta di tematiche relative al mondo del lavoro femminile.
Cosa pensa delle proposte del ministro Riccardi?
La mia impressione è assolutamente positiva, perché il complesso di queste proposte tende ad aumentare la libertà di scelta per i genitori. Fino a oggi si è ragionato solamente verso una direzione unica, quella verso cui tra l’altro vanno anche le misure proposte dal ministro Fornero, cioè quella per la quale bisogna solamente trovare una soluzione all’impellente problema di “sistemare” i bambini da qualche parte, nel momento in cui i genitori lavoratori devono dare la priorità alla loro occupazione. Mi sembra quindi che le misure proposte da Riccardi rompano questa consuetudine e aprano finalmente a una nuova pluralità di soluzioni.
Come giudica invece la possibilità di utilizzare il congedo parentale fino ai 18 anni dei figli, e non più fino agli 8?
Il congedo resta di sei mesi, ma secondo la proposta di Riccardi se ne può godere fino ai 18 anni, e trovo che sia una cosa assolutamente giusta. Troppo spesso dimentichiamo che si è genitori per tutta la vita, anche e in particolar modo nel periodo dell’adolescenza. Tutte le proposte che normalmente vengono presentate per la conciliazione tra famiglia e lavoro sono concentrate sulla primissima infanzia, come se i bambini dopo pochi anni di vita fossero già autosufficienti, dimenticando quindi tutta la parte dell’educazione in età scolare e degli adolescenti. Si potrebbe adesso ironizzare sul solito tema dei figli italiani troppo “mammoni”, ma non credo che si tratti di questo. Credo invece che sia un segnale giusto che si muove in una direzione fino a oggi inesplorata, cioè quella che tende a sottolineare che l’allevamento dei figli è una responsabilità dei genitori anche e soprattutto durante un’età delicatissima come quella adolescenziale.
Cosa pensa invece del diritto al part time?
Sarebbe certamente una buona notizia per molti genitori, che oggi vanno a scontrarsi duramente contro non tanto l’organizzazione delle aziende quanto la mentalità di quei datori di lavoro che ritengono i lavoratori part time meno importanti, quando invece spesso sono anche più produttivi di coloro che lavorano a tempo pieno.
Passiamo poi alla delega che potrebbe essere data ai nonni per usufruire del congedo parentale.
Con questa proposta, il ministro Riccardi ha pensato anche a quelle famiglie nelle quali non esiste la possibilità di rinunciare a uno stipendio magari già precario e magro per occuparsi dei figli. Quindi mi sembra positivo poter far usufruire del congedo anche ai nonni, un importante segnale nell’ottica di considerare la famiglia come un’entità grande, generosa e accogliente, e non limitata unicamente ai due genitori, perché non è così.
C’è poi la possibilità di fruizione oraria del congedo parentale.
Mi sembra un’ottima proposta che completa quella avanzata dal ministro Fornero di prevedere per le madri lavoratrici la possibilità di usufruire, al posto del congedo parentale, di voucher per pagare servizi di baby sitting. Sono tutte buone idee, ma se fossimo rimasti alla sola proposta della Fornero saremmo andati, come è sempre accaduto, solo in una sola direzione, in cui il genitore delega la cura dei bambini a terze persone. La proposta di Riccardi invece bilancia questo tipo di proposta, offrendo una vera alternativa, cioè rendere possibile la fruizione del congedo anche ad ore, che potrebbe rappresentare una svolta radicale nel lavoro delle madri.
Concludiamo con la possibilità di scorporare il periodo di degenza ospedaliera dal conteggio del congedo obbligatorio. Cosa ne pensa?
Questa proposta ci riporta a quella realtà che vivono i genitori di bambini nati prematuri, e sostiene le loro esperienze e la loro necessità di dedicarsi comunque al bambino fino a quando ne ha bisogno. Quello di Riccardi è certamente un passo in avanti per quanto riguarda il lavoro dipendente, ma forse quello che ancora manca in tutti i discorsi fatti da Fornero e dallo stesso Riccardi è una considerazione più ampia della realtà del lavoro, che abbracci anche quella del lavoro autonomo. Sono felice che le nuove proposte siano andate finalmente in più direzioni, ma per il futuro sarebbe molto positivo un ulteriore passo verso il riconoscimento delle difficoltà che oggi incontrano i lavoratori autonomi che hanno avuto figli.
(Claudio Perlini)