Alla fine, forse, saranno salvi. Tutti. In serata il ministero del Lavoro aveva emesso un comunicato allarmante, in cui affermava che, fatte le dovute verifiche, i lavoratori in prossimità dell’accesso al trattamento previdenziale sono 65mila. Una cifra del tutto sproporzionata rispetto ai calcoli effettuati da più parti nelle settimane precedenti, secondo i quali i lavoratori che si sarebbero trovati in condizioni a dir poco drammatiche erano tra i 100 e i 357mila. Ma il comunicato non specificava che quei 65mila, per i quali varranno le regole precedenti alla riforma, sono coloro che attualmente si trovano senza lavoro, sono coperti da una qualche forma di ammortizzatore sociale, o da un indennizzo erogato dalla propria azienda, e matureranno i requisiti per la pensione nell’arco di 24 mesi.



Ci sono, poi, «specifiche situazioni» cui il ministero si è impegnato a porre rimedio, all’interno delle quali, con ogni probabilità, figureranno tutti quelli che sono rimasti fuori dalle copertura. Secondo il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, nei prossimi 4 anni potrebbero trovarsi in condizioni analoghe in 130mila, tra esodati, lavoratori inseriti in fondi di solidarietà e in mobilità. Quindi? «Il governo è stato, a mio avviso, reticente. Non ha specificato che la copertura, effettivamente, è stata individuata. Per ora. Per quelli che in questo momento si trovano senza lavoro e senza pensione», sottolinea, anzitutto, Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro, raggiunto da ilSussidiario.net. Resta, appunto, da capire cosa ne sarà degli altri 130mila.



«Quando si presenteranno le circostanze, è presumibile che anche per essi il governo finanzierà l’operazione di salvaguardia». Si potrebbe obiettare che restano pur sempre persone che vivranno, da qui sino all’eventuale soluzione, nell’incertezza del futuro. Tuttavia, fa presente Cazzola, «bisogna ricordare che si tratta di persone che grazie all’incentivo che hanno ricevuto, o all’ammortizzatore sociale di cui usufruiscono, dispongono delle risorse per poter vivere dignitosamente per ancora diversi anni. L’emergenza, quindi, era di coprire quelli che si sarebbero trovati senza salario e assegno pensionistico a breve termine. Per gli altri, di volta in volta, si provvederà».



Per i primi, il governo fa sapere che «si procederà nelle prossime settimane all’emanazione del previsto decreto ministeriale». Ovvero: «La copertura finanziaria – spiega Cazzola – per costoro era già stata prevista nel decreto Salva Italia, e averne conteggiati 65mila ha consentito di confermare l’ipotesi di spesa. Il provvedimento che il governo ha deciso di emanare prossimamente consiste, in sostanza, in un decreto attuativo». In ogni caso, ecco cos’è successo: «Nel Salva Italia la deroga era stata prevista per i lavoratori in mobilità, quelli in prosecuzione volontaria e quelli inseriti nei fondi di solidarietà del credito; con il Milleproroghe si sono inseriti gli esodati». 

Da qui all’emanazione, non dovrebbero esserci sorprese. Non solo: «Come è stato risolto il problema per il 2012, lo sarà anche per il 2013 e per gli anni successivi». Tuttavia, «il governo – conclude Cazzola – farebbe bene ad assumere una posizione chiara. Farebbe, meglio, cioè ad ammettere che, per ora, è stata sanata l’emergenza e che per il resto provvederà a suo tempo. Lasciando intendere, invece, che ha risolto definitivamente la situazione ha prestato il fianco a chi, facilmente, ha avuto il modo di denunciare la scorrettezza dei numeri individuati». 

 

(Paolo Nessi)