Tutti sono contro la Fornero. Lei, però, finora ha il coltello dalla parte del manico e la superiorità numerica, in questo caso, non basta. Ieri i gruppi parlamentari della commissione Lavoro della Camera si sono incontrati con i sindacati. Ne è emersa un’inconsueta unanimità. L’intenzione è quella di salvaguardare i lavoratori penalizzati dalla riforma del ministro. Un tempo pensionandi sono stati lasciati in un limbo di cui non vedono l’uscita. Esodati, mobilitati, iscritti a fondi di solidarietà che per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile si ritroveranno per diversi anni senza poter accedere al trattamento previdenziale e senza un lavoro. Per il momento, solo 65mila di questi sono stati derogati e potranno andare in pensione con le vecchie regole. Per tutti gli altri – e secondo alcune stime potrebbero essere anche 300mila – attualmente, la chiusura della Fornero è totale. In sostanza, la sua idea è: “si vedrà”. Non è escluso che la riunione possa farle cambiare atteggiamento. «Abbiamo trovato molta attenzione da parte di tutti i gruppi parlamentari, che, a differenza del governo, hanno manifestato la consapevolezza del fatto che il problema va affrontato», afferma a ilSussidiario.net Domenico Proietti, segretario confederale della Uil con delega alle Politiche fiscali e previdenziali. «Con la commissione Lavoro della Camera – continua – si è deciso di instaurare un tavolo tecnico che, rapidamente, approfondisca la questione, individui una definizione precisa della platea di lavoratori interessati, ne fissi il numero e trovi una soluzione. Di questo tavolo faranno parte i capigruppo della commissione e i sindacati. In particolare, condividiamo l’esigenza di dare una risposta positiva a tutti quelli che hanno sottoscritto un accordo collettivo individuale entro lo scorso anno». Questo comporterà, ovviamente, l’individuazione delle risorse necessarie per sostenere l’impegno. Nel corso della riunione, la Uil ha ribadito quello che Proietti ha sottolineato più volte.



«La riforma della pensioni, di fatto, ha rappresentato un’operazione di cassa che consentirà di accantonare decine e decine di miliardi di risparmi. E’ possibile, quindi, utilizzare parte di quei risparmi, contestualmente, a parte delle risorse ottenute tagliando le spese improduttive della pubblica amministrazione e della politica e a quelle provenienti dalla lotta all’evasione fiscale. Insomma, se sussistesse la volontà da parte del governo di metter mano in maniera definitiva alla vicenda, il problema si potrebbe risolvere in fretta». Il fatto che tutti i partiti e tutti i sindacati siano d’accordo su qualcosa e spingano nella medesima direzione è piuttosto inedito. «Proprio per questo – continua Proietti -, credo che il governo non possa fare altro, a questo punto, che prendere atto di aver sbagliato decidendo di non seguire il metodo del confronto. Se lo avesse fatto si sarebbero evitati numerosi errori. La responsabilità della situazione in cui ci troviamo, infatti, è esclusivamente del ministro, che ha varato un provvedimento senza calcolare le ripercussioni che avrebbe determinato. Una volta che ci si rende conto degli errori, è doveroso correggerli». L’incontro di ieri avrà uno sviluppo. «Dall’inizio della settimana prossima ci saranno una serie di incontri informali dai quali, nel più breve arco di tempo possibile – al massimo 10 giorni – elaboreremo una proposta da presentare al governo». La base di partenza, è un disegno di legge dell’onorevole Damiano.



«Prevede, tanto per cominciare, di far slittare dal 4 al 31 dicembre 2011 la scadenza degli accordi di mobilità. La riforma è del 4, mentre, in particolare, gli operai di Termini Imerese firmarono l’accordo il 6.  Inoltre, garantisce a chi sarebbe andato in pensione entro due anni dalla nuova disciplina di poterlo fare con le vecchie regole». 

Anche in tal caso, l’atteggiamento dei partiti è stato estremamente favorevole: «Hanno deciso tutti di firmarla. Ad eccezione di Idv e Lega. Che hanno, comunque, manifestato apprezzamento sul metodo, chiedendo di fare ancora di più». E’ opinione comune che, in un modo o nell’altro, lo scenario dovrà per forza mutare. «Personalmente, incontro spesso lavoratori esodati e le posso assicurare che si trovano in una condizione di assoluta ansia e incertezza». Non di certo per colpa loro. «Hanno sottoscritto una accordo con lo Stato che non è stato rispettato. Facendo venire meno il rapporto di fiducia con i cittadini. Si tratta di una circostanza gravissima».



 

(Paolo Nessi)