Sembrerebbe, se confermato, uno sberleffo senza ragioni; dopo mesi, il ministro del Lavoro si è degnato di sedere al tavolo con i sindacati per discutere in via definitiva del problema degli esodati. Ma anche dei cassintegrati, dei mobilitati e degli afferenti a fondi di garanzia che la nuova disciplina previdenziale lascerà per anni senza stipendio e senza pensione. 65mila di questi, i cosiddetti “salvaguardati”, potranno accedere al trattamento previdenziale con le regole precedenti all’innalzamento dell’età pensionabile. Ma la beffa consiste nel fatto che la Fornero potrebbe firmare il relativo decreto attuativo proprio il giorno prima dell’incontro con Cgil, Cisl e Uil, previsto per il 9 maggio. Potrebbe. Come reagirebbero i sindacati? Lo spiega a ilSussidiario.net Domenico Proietti, segretario confederale della Uil con delega alle Politiche fiscali e previdenziali. «Troviamo, perlomeno, singolare – afferma – l’annuncio che è stato fatto. Non è comprensibile che, dopo aver atteso ben quattro mesi per convocare il tavolo, il governo non possa aspettare ancora un giorno. Tanto più che  lo scopo dell’incontro è quello di individuare una soluzione condivisa».



In ogni caso, i sindacati non desistono. «Comunque vada, vi prenderemo parte. E ribadiremo che a tutti i lavoratori coinvolti vanno applicate le norme precedenti alle riforma delle pensioni». Alla radice delle richieste, ci sono ragioni incontestabili: «Si tratta di una questione di giustizia e di certezza del diritto. Le persone che hanno sottoscritto degli accordi a certe condizioni non possono vedersi cambiare le regole del gioco e partita iniziata». Tra i nodi da sciogliere, resta il numero di lavoratori interessati dai provvedimenti. Non si sa ancora quanti siano esattamente. L’Inps afferma che, attualmente, sono 65mila e che, per i prossimi 4 anni, si prevedono altri 130mila lavoratori che si troveranno senza un salario e senza una pensione. Per alcuni sono, invece, 300mila. «Abbiamo evitato di prender parte alla guerra delle cifre – continua Proietti -. Dietro i numeri ci sono persone nei confronti delle quali non sarebbe rispettoso insistere nel fornire dati incerti». Il tavolo di mercoledì potrebbe servire a fare chiarezza in proposito. «Chiederemo al governo di impegnarsi in una definizione esatta del quadro complessivo. A partire dalle banche dati di cui dispone l’Inps, che dovrà fornire una volta per tutte la documentazione necessaria». Tutto ciò va fatto, e in fretta. «E’ a rischio la coesione sociale. Stiamo assistendo a una sofferenza generalizzata; al problema degli esodati si sommano la disoccupazione, la recessione, l’aumento del costo della vita e il fatto che le pensioni non vengono più indicizzate all’aumento dell’inflazione».



Per questo, l’iniziativa del sindacato, non si limiterà alla ricerca di una soluzione per gli esodati. «Pensiamo che, già nei prossimi mesi, sia necessario e possibile realizzare un primo modulo di riforma per diminuire da subito le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. E’ in corso un piano di mobilitazione congiunto con Cgil e Cisl a livello nazionale». Come sempre, il problema è dove recuperare le risorse. «L’abbassamento delle tasse, così come la salvaguardia degli esodati, si possono finanziare con una parte degli introiti provenienti, nell’arco del 2012, dalla lotta all’evasione. Se, infatti, nel 2011 sono tornati indietro 16 miliardi, è prevedibile che nell’anno in corso saranno di più. Una decina è sufficiente per mettere a punto lo sgravio fiscale». 

Non solo: «Si calcola che l’evasione ammonti ad almeno 120 miliardi di euro. Nell’immediato futuro si potrebbe recuperarne fino a 30». Ecco come: «Non si capisce perché altri governi europei abbiamo fatto un accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali, mentre l’Italia ancora ne stia discutendo. Crediamo, inoltre, che sia necessario incrociare tutte le banche dati della pubbliche amministrazioni con quelle delle motorizzazioni e con le dichiarazioni dei redditi; vanno, poi, intensificati i controlli. Solo il 10% delle dichiarazioni viene verificato. Significa che si ha il 90% di possibilità di farla franca; infine, l’intensificazione va accompagnata con la semplificazione fiscale, attraverso un utilizzo più efficace dello statuto del contribuente».    

 

(Paolo Nessi)