Tutti gli altri avevano ragione. E lei torto. Gli esodati sono una marea. Più di 390mila. La Fornero ne aveva individuati 65mila, assieme alle deroghe necessarie per salvaguardarli, sostenendo che la cifra corrispondesse a quanti si trovavano già adesso in queste condizioni. E che, per tutti gli altri (che comunque non sarebbero potuti essere, secondo lei, più di 130mila), si sarebbe trovata una soluzione al momento opportuno. Sindacati, parlamentari e accademici le avevano più volte spiegato che i lavoratori interessati erano molti di più. Ora, grazie a un documento diffuso dall’Ansa, si scopre che l’Inps aveva consegnato una relazione al ministro – prima della firma del decreto che sanciva il numero di salvaguardati – in cui chiariva la reale situazione. Precisando quanti fossero effettivamente i cittadini penalizzati, tra esodati veri e propri, lavoratori in mobilità lunga, quelli che afferiscono ai fondi di solidarietà e chi partecipa alla contribuzione volontaria. Insomma, tutti coloro che avevano sottoscritto con le proprie aziende accordi per cessare il rapporto di lavoro in cambio della garanzia che, da lì a pochi anni, avrebbero potuto andare in pensione. Senza sapere che la riforma della disciplina avrebbe inasprito i requisiti e che si sarebbero trovati per anni senza lavoro e senza assegno previdenziale.



E adesso? «Quando il direttore dell’Inps venne in commissione meno di un mese fa e presentò una panoramica dei potenziali esodati, riservandosi di concludere, da lì a breve l’indagine, già allora fu chiaro che la platea di interessati era molto più ampia» afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Luigi Bobba, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. «Quel dato, quindi, mi appare assolutamente reale. Si può inscenare la sua negazione. Sta di fatto che è evidente che l’individuazione dei primi 65mila venne fatta semplicemente a partire delle risorse disponibili». Sta di fatto che la Fornero ha manifestato «ai vertici Inps la propria disapprovazione e deplorato la parziale non ufficiale diffusione di informazioni che ha provocato disagio sociale». Ebbene: «Nel corso della conferenza stampa di fine anno, il professor Monti – dice Bobba – promise che nessuno sarebbe rimasto senza stipendio, senza pensione e senza mobilità. Si tratta esattamente di queste persone. E la proposta di legge che abbiamo presentato con Damiano come primo firmatario, ha l’obiettivo di interpretare le norme relative alla nuova disciplina – i cui criteri sono stati ristretti dalla Ragionerie generale – in modo tale da comprendere chi, effettivamente, ne è stato penalizzato». La proposta Damiano è stata un primo passo. «E’ stata firmata anche da Pdl e Udc, mentre, adesso, anche Idv e Lega hanno presentato una proposta analoga. Stiamo lavorando per raggiungere, al più presto, la definizione di un testo unico». Ora, con l’ampliamento dell’Inps, pare che potrebbero servire fino a 12 miliardi di euro. 



«A regime – spiega- , la riforma determinerà un risparmio di 20 miliardi all’anno. Recuperare le risorse sottraendo quota del risparmio previsto è, quindi, la strada principale. E’ possibile, inoltre, bussare nuovamente alla porta degli scudati, dal momento che hanno pagato poco o nulla con Berlusconi e poco più con Monti, godendo di privilegi che non sono mai stati garantiti a nessuno. Infine, è possibile una stretta ulteriore sulle pensioni d’oro». In molti pensano che ulteriori risorse potrebbe derivare dall’intensificazione della lotta all’evasione e, se il governo si deciderà a compiere questo passo, dal concordato fiscale con la Svizzera. «Credo, in realtà, che quei soldi andrebbero restituiti alle famiglie. Quelle con figli e anziani a carico, infatti, pagano, proporzionalmente, più tasse degli altri».



L’ipotesi di azzerare la riforma, suggerita dalla Cgil, è invece del tutto impraticabile. «Il governo ne ha fatto un punto chiave del suo programma e della sua credibilità in Europa per cui dovrebbe dimettersi. Mi pare che, in ogni caso, al punto in cui siamo arrivati, il governo non abbia alcuna intenzione di negare il problema. E’ intenzionato a risolverlo e sta cercando di capire come». 

 

(Paolo Nessi)