Pare che il governo stia studiando un decreto. Ma niente di più. Nel frattempo, per migliaia di ex lavoratori il calvario sembra senza fine. Pensavano che sarebbe stata sufficiente la legge per tutelare i loro diritti. Ma la legge è cambiata e, per loro, in via del tutto eccezionale è stata fatta valere una sorta di sostanziale retroattività. Si tratta di 390.200 persone, secondo i dati comunicati di recente dall’Inps, che, per effetto della riforma Fornero, si ritrovano o si ritroveranno senza lavoro e, per anni, senza pensione. Ne fanno parte i lavoratori in mobilità, quelli ammessi alla prosecuzione volontaria della retribuzione, gli afferenti ai fondi di solidarietà e gli esodati veri e propri; coloro, cioè, che avevano firmato con la propria azienda un accordo di uscita anticipata dal lavoro in cambio di un cospicuo incentivo e della garanzia che, da lì a breve, avrebbero avuto accesso al trattamento previdenziale. Solo per 65mila di questi il governo ha individuato le risorse necessarie per salvaguardarli, consentendogli di andare in pensione secondo le norme del vecchio regime. Per tutti gli altri – dice il governo – si vedrà. E’ opinione comune che l’unica soluzione accettabile, per continuare a vivere in uno stato di diritto, sia derogarli tutti. Secondo il senatore Piero Ichino esiste un’alternativa. E’ possibile individuare sgravi fiscali, esenzioni contributive e regimi speciali, che ne incentivino il ricollocamento nel mercato del lavoro. Magari, all’interno della pubbliche amministrazioni. Ilsussidiario.net ha chiesto a Carmelo Morra, vicepresidente della commissione Lavoro del Senato, cosa pensa della proposta. A partire da alcune considerazioni sul walzer delle cifre. «Va detto, anzitutto, che stabilire il numero esatto non è tanto compito della politica quanto delle strutture tecniche. L’Inps ha eseguito un monitoraggio tale per cui non ci sono motivi per dubitare che corrispondano alla realtà. Nonostante l’estremo ritardo con cui sono state fornite». Come la Fornero abbia reagito è noto: andando su tutte le furie, e chiedendo, in pratica, la rimozione dei vertici dell’Inps. «Non comprendo sulla base di cosa la Fornero abbia reagito in quella maniera, né perché abbia fatto quelle dichiarazioni. Non mi risulta, del resto, che disponga di cifre alternative a quelle dell’Inps». Veniamo all’idea di Ichino: «In presenza di un mercato che offrisse delle possibilità effettive e realistiche, probabilmente, la proposta potrebbe essere presa seriamente in considerazione. Purtroppo le cose non stanno così. Oltretutto, gran parte degli esodati ha un’età per cui, a maggior ragione, sono inevitabilmente posti fuori da un mercato del lavoro che, già di per sé, offre ben poche chance». Non si tratta, in ogni caso, di un suggerimento da buttar via. «Al limite, possiamo considerarlo una strada aggiuntiva, da percorrere assieme alle altre, ma che rimane ben lungi dall’essere la soluzione conclusiva. In sostanza, l’ipotesi di Ichino potrà, al massimo, alleggerire il problema, ma non eliminarlo». La strada maestra, come ribadito anche dalla stragrande maggioranza dei suo colleghi, almeno di quelli che fanno parte dalla commissione Lavoro della Camera e del Senato, non può che essere una: «E’ fondamentale che vengano garantiti gli stessi diritti a tutti quanti e non solamente alla platea dei 65mila individuata dalla Fornero».
Il senatore fa presente che, attualmente, non c’è una modalità esclusiva per salvaguardare tutti quanti. Ciò che è chiaro è il metodo da adottare: «Benché non ci siano motivi per dubitare delle cifre dell’Inps, occorrerà attendere per poter definire con precisione e una volta per tutte quanti sono esattamente i lavoratori interessati. Si tratta, ovviamente, di un’operazione che andrà fatta nell’arco di tempo più breve possibile. Anche perché, attualmente, noi, singoli parlamentari, non disponiamo di questi dati». Una volta fatta chiarezza, secondo Morra, «il governo dovrà compiere delle scelte di natura politica, nell’ambito di una programmazione in cui siano stati posti degli obiettivi ben precisi. E dovrà, ovviamente, reperire le risorse necessarie. Assumendo, tuttavia, il problema degli esodati, da qui alla scadenza della legislatura, come una priorità assoluta».
(Paolo Nessi)