Dopo lo stop preventivo del ministro Fornero, poi tradottosi in una disponibilità di fondo e dopo l’iniziale e tuttora incomprensibile dichiarazione di inammissibilità da parte delle commissioni Finanze e Attività produttive, i dieci emendamenti alla riforma del lavoro dovrebbero andare in porto. Non solo: sono pure diventati undici; si va dalla riduzione del periodo che deve intercorrere tra un contratto a termine e l’altro, alla possibilità per le agenzie interinali di ricorrere all’apprendistato con meno vincoli, dalla salvaguardia della Cigs per quelle aziende che sono state ammesse alle procedure concorsuali, alle modifiche alla disciplina degli ammortizzatori sociali. Luigi Bobba, vicepresidente della commissione Lavoro delle Camera, spiega a ilSussidiario.net se sarà la volta buona. «Ce lo auguriamo – dice -. Per il momento, i segnali sono buoni. Il ministro si è mostrato disponibile. C’è ancora qualche problema di copertura che, tuttavia, dovrebbe essere risolto». D’altronde, è stato lo stesso presidente del Consiglio a dare assicurazioni in merito. «Quando abbiamo approvato la riforma in tempi record, per consentire al premier di recarsi al Consiglio europeo del 28 con un testo definitivo che gli consentisse di godere dell’autorevolezza necessarie per esprimere con forza una linea, ci fu promesso che, in seguito, avremmo potuto modificare la riforma in alcuni punti». Oltretutto, il pacchetto di emendamenti è frutto di un’intesa inedita tra i partiti e le parti sociali: «Sono stati ampliamenti condivisi. Inoltre, ci siamo impegnati a limarlo fino alle virgole. A questo punto, il governo non può non tenere conto della propria maggioranza».



Dicevamo dell’episodio relativo all’inammissibilità: «Effettivamente è stata una vicenda, per così dire, “singolare”… In ogni caso,tutto si è risolto per il meglio. Abbiamo presentato ricorso e le modifiche sono state dichiarate ammissibili». Non rimane che attenderne l’esame: «Presumibilmente, le commissioni voteranno il pacchetto lunedì». Ecco i punti che, secondo Bobba, maggiormente lo qualificano: «Anzitutto, benché l’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) non sia stata rinviata di un anno, per poterne stabilire le condizioni d’attuazione previa verifica, l’indennità di mobilità è stata preservata, con i criteri attuali, fino al 2014 e non solamente fino al 2013». Una misura che tiene conto degli effetti della crisi: «Temevano il rischio di un nuovo popolo di esodati. Tecnicamente non definibili propriamente tali, ma pur sempre privi di reddito, ammortizzatori e possibilità di accedere al regime previdenziale».



La seconda importante misura riguarda le partite Iva: «L’aumento al 28% dell’aliquota contributiva viene rinviato al 2014; il requisito relativo al reddito necessario per stabilire se una partita Iva sia reale o non celi un rapporto di subordinazione (18mila euro annui) viene calcolato su due anni e non più uno soltanto». Due misure funzionali ai giovani e allo sviluppo: «I giovani che iniziano un’attività autonoma nei primi tempi guadagnano poco; non sarebbe stato giusto penalizzarli con un regime contributivo eccessivo, specie a fronte della’assenza di ammortizzatori sociali in grado di garantirli in futuro. Infine, abbiamo ritenuto di non danneggiare quel tessuto imprenditoriale costituito da partite iva vere in grado di rappresentare un valore aggiunto per il Paese».



 

(Paolo Nessi)