Per i lavoratori del pubblico impiego sono giorni di tensione. Si conosce il numero di quanti saranno espulsi dalle amministrazioni pubbliche, ma non i criteri con i quali si darà via all’operazione, che si conosceranno forse solo con il decreto legge. L’intenzione è quella di prepensionare, nell’ambito della spending review, 10mila statali entro l’anno in corso e 80-90mila entro il 2014. Molti di questi saranno accompagnati al regime previdenziale attraverso il ricorso alla mobilità. Dal momento che questa dura solo due anni, è apparso ormai chiaro a tutti che, senza apposite deroghe alla riforma delle pensioni, le fila degli esodati potrebbero ingrossarsi. Pare, quindi, che tale deroghe ci saranno. Per il resto, si parla di una cura dimagrante pari al 20% dei dirigenti di prima e seconda fascia, di una stretta sulle consulenze (saranno vietate quelle agli ex dipendenti) e di un limite di tre persone da porre ai Cda delle società controllate da Stato ed enti locali non quotate in borsa. IlSussidiario.net ha chiesto Francesco Boccia, onorevole del Partito democratico, tra i responsabili economici del suo partito, come valuta la direzione sin qui intrapresa dal governo. Riteniamo – afferma – che i tagli vadano fatti; ma all’interno di una cornice di coesione sociale. E’ necessario, quindi, un confronto preventivo con il governo a cui chiediamo trasparenza rispetto ai contenuti e al metodo. Affinché il taglio sia di qualità e per evitare la riedizione dei tagli lineari. Soprattutto, non vogliamo che si ripetano gli effetti prodotti da un eccesso di sicurezza da parte del governo – e di sicumera da parte di alcuni ministri come quello del lavoro – che, ritenendo di non dover ascoltare le forze parlamentari, hanno creato centinaia di migliaia di esodati».
Sul prepensionamento dei dipendenti pubblici, in particolare, ci sono in ballo una serie di questioni da tener debitamente in considerazione. «Anzitutto, è necessario a tutti i costi evitare di affrontare il problema in maniera demagogica, giusto per guadagnare qualche consenso estemporaneo. Stiamo parlando pur sempre della vita delle persone. E di un settore che, in numerosissimi casi, presenta dinamiche virtuose è fornisce servizi indispensabili ai cittadini». In ballo, inoltre, c’è l’esito – ancora da verificare – dello scudo anti-spread. «Assumerà un profilo chiaro entro il 9 luglio. Solo quando la sua definizione sarà completata comprenderemo a quanto potrebbe ammontare il risparmio effettivo derivante da un minor esborso per pagare gli interessi sul nostro debito pubblico. Tale risparmio potrebbe consentire di intervenire sulla manovra con maggiore gradualità». Fatte le dovute premesse, entriamo nel merito: «Ovviamente, si dovrà prestare attenzione ad aggredire esclusivamente la parte di spesa pubblica improduttiva». Ecco qualche proposta: «Sicuramente, è improduttiva quella relativa a svariate società controllate dalle pubbliche amministrazioni; crediamo, in questi casi, che sarebbe opportuno azzerarne i consigli d’amministrazione; e azzerare, al contempo, alcune posizioni apicali che, spesso, sono multiple, o sovrapponibili. Basti pensare a quante agenzie per lo sviluppo o S.p.a. di vario genere sono in carico alle Regioni mentre gran parte delle loro funzioni potrebbero essere internalizzate».
Rispetto al licenziamento o al prepensionamento dei dipendenti, ecco come Boccia procederebbe. «Se parliamo di tagliare il personale, iniziamo dai numerosi dirigenti con contratti a termine, specialmente quelli che hanno ricevuto degli incarichi dalla politica, invece che attraverso regolari concorsi. Se si finisce, invece, per ipotizzare una falcidia alla cieca che colpisca quei dipendenti pubblici che guadagnano 1300 euro e a cui saranno richiesti ulteriori sacrifici, non potremo fare altro che bocciare la revisione della spesa».
(Paolo Nessi)