Il destino cui toccherà loro in sorte è nelle mani dell’azzardo. Letteralmente. Ma ora, paradossalmente, è un po’ meno incerto di prima. Gli esodati saranno salvaguardati grazie alle risorse provenienti dai giochi e dalle lotterie. E’ la soluzione individuata dai gruppi parlamentari per far fronte al problema sollevato dalla scarsa lungimiranza con cui, in fretta e furia, è stata riformata la disciplina pensionistica. Quanti si troveranno senza reddito da lavoro o da pensione, per colpa dell’innalzamento dei requisiti necessari per accedere al regime previdenziale (stabilito dopo che avevano sottoscritto accordi di uscita dal lavoro in cambio di un indennizzo), intravedono finalmente la luce. Sempre che il governo non si metta, per l’ennesima volta, di traverso. Anche se si troverebbe contro tutto il Parlamento. Sulla base di una proposta dell’onorevole Damiano, infatti, è stato approvato un testo unico firmato persino da Lega e Idv (con i dovuti distinguo e miriadi di emendamenti). Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, illustra a ilSussidiario.net le caratteristiche dell’intesa. «La proposta di legge depositata è il frutto di un lavoro svolto in commissione Lavoro che ha portato all’accorpamento delle varie iniziative e che consentirà di reperire, nel corso degli anni, 5 miliardi di euro. Partendo dall’evidenza che il problema della copertura è il più delicato, abbiamo individuato il percorso più ragionevole; se emergessero ulteriori indirizzi, ovviamente, sarebbero i benvenuti».
Certo, l’opzione migliore sarebbe stata rappresentata da una modifica alla riforma. «Senza stravolgerla strutturalmente, si sarebbero potute apportare alcuni cambiamenti. Introducendo, ad esempio, flessibilità nella scelta di quando smettere di lavorare (con un sistema di incentivi o disincentivi) o derogando gli esodati». Ma il ministro, su questo, non ha voluto sentire ragioni. Come non ha voluto sentirne, almeno inizialmente, sulla platea di salvaguardati identificata dall’Inps. La riforma stessa prevedeva 65mila deroghe a cui, in seguito, ne sono state aggiunte altre 55mila che saranno finanziate con le risorse provenienti dalla spending review. Ma gli interessati sono molti di più. «Per quanto ci riguarda, sappiamo che i dati forniti dall’Inps sono esatti. Complessivamente, quindi, parliamo di circa 390mila persone». A suo tempo, la Fornero aveva sollevato una durissima polemica contro i vertici dell’Istituto, chiedendone la dimissioni e denunciando l’infondatezza dei numeri. Ora, pare che pure lei si sia convinta della loro verosimiglianza. «Quanto meno, non li contesta».
Ovviamente, in ogni caso, non si troveranno tutti senza reddito da un giorno all’altro, ma nel corso degli anni; né è previsto alcun automatismo. Ciascuno si dovrà presentare presso gli uffici locali dell’Inps per verificare il possesso dei requisiti; l’Inps, dal canto suo, dovrà fare una ricognizione degli accordi sottoscritti a livello territoriale». Secondo l’Italia dei Valori, sarebbe stato molto meglio rinunciare agli F35, i cacciabombardieri italiani. «La rinuncia – spiega Moffa – non comporta un’entrata certa e immediata. Finora, l’unica entrata con queste caratteristiche, è proprio quella proveniente dai giochi e dalle lotterie». Sarà la volta buona? «Bisognerebbe chiederlo al ministro; resta il fatto che fu lo stesso Monti a impegnarsi a chiudere definitivamente la partita in cambio dell’approvazione della riforma del lavoro entro il vertice europeo del 28 giugno».
(Paolo Nessi)