Tasse sul lavoro più basse, piano giovani con misure mirate e territoriali e aumento degli stipendi. E’ quanto ha promesso stamattina parlando ai microfoni di Radio Anch’io il ministro del lavoro Elsa Fornero prima di arrivare al Meeting di Rimini. Tutte belle misure, sembrerebbe: chi non è d’accordo con l’aumento dello stipendio, ad esempio? Secondo il professor Maurizio Del Conte contattato da ilsussidiario.net, si tratta di belle parole, ma che contengono anche indicazioni contraddittorie. “Abbassare le tasse sul lavoro a parità di gettito e abbassare la tassazione sul lavoro a gettito invariato? Su questo siamo tutti d’accordo, sono ormai anni se non decenni che la tassazione italiana sul lavoro è troppo alta, rispetto ai servizi che dà. Ricordiamo che ci sono paesi con la tassazione più alta della nostra, dove però il livello dei servizi per l’impiego giustificano tale costo aggiuntivo. E poi questi servizi per l’impiego si riverbano sulla produttività delle imprese”. Del Conte spiega anche di essere preoccupato che quanto promette il ministro sia “una ennesima riforma a costo zero. Mi rendo conto che non ci sono risorse, però non mi pare di vedere in questa dichiarazione una volontà di aggiungere risorse al lavoro, cosa che a mio modo di vedere sarebbe necessario. E’ venuto il momento di mettere il lavoro al centro delle strategie per il rilancio e la crescita dell’economia. Non mi sembra che si sia ancora capito che l’investimento principale e quindi lo spostamento delle risorse va fatto verso il lavoro”. Se invece si tratta di una redistribuzione, dice ancora Del Conte, “almeno la si faccia mirata. Io credo che l’emergenza oggi sia soprattutto quella dei giovani, persone fino ai 35 anni, anche se purtroppo fa  specie quando si parla  di  giovani di 35 anni, ma è proprio la fascia tra i 24 e i 35 anni dove si annida la disoccupazione più preoccupante, quella che non dà prospettiva anche in una auspicata ripresa dell’economia reale”.



“Se il ministro ha intenzione di fare un intervento per sgravare il costo del lavoro soprattutto per quelle fasce che più risentono della difficoltà dovuta non soltanto alla crisi, ma anche alla incapacità delle imprese di assumere per l’elevato costo del lavoro, questo è naturalmente un intervento necessario. Credo anzi che si sia aspettato troppo”. A proposito dell’aumento della retribuzione a fronte di un aumento della produttività, Del Conte dice che è un problema che ha molti aspetti: “Ma la produttività non si aumenta per decreto, non esiste un provvedimento legislativo che aumenti la produttività. Essa passa da una più efficace contrattazione collettiva di secondo livello che vada a premiare gli incrementi di produttività. Purtroppo il governo a inizio anno ha dato un segnale contrario, nel senso che ha ridotto la quota di sgravi contributivi destinata all’aumento di produttività. Se si ripristinasse la situazione precedente allora sarebbe già una cosa positiva. La produttività passa poi da una ridefinizione della politica industriale del nostro Paese, perché se noi continuiamo a fare produzione di basso valore aggiunto è anche abbastanza inutile aumentare la produttività”.



In questo senso, conclude Del Conte, “dobbiamo invece aumentare il valore prodotto per ora lavorata: questa è la vera sfida del nostro Paese. E’ vero che abbiamo una produttività bassa, ma se la aumentiamo su produzioni a basso valore il risultato finale sarà comunque modesto. Se invece diamo incentivi alle imprese che si riconvertono, se favoriamo la ricerca e una elevazione della qualità della nostra produzione allora avremo aumento di produttività e salari più alti, che è poi quello che succede nei paesi in cui hanno salari più alti”.

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