I custodi giudiziari dell’Ilva ieri sera hanno reso note le prescrizioni relative agli stabilimenti siderurgici di Taranto. Tra queste ci sono lo spegnimento degli altiforni 1 e 5 e il rifacimento di sette batterie. L’azienda nel frattempo ha annunciato investimenti per mezzo miliardo di euro, mentre aveva già reso noto che entro la prima metà di dicembre avrebbe fermato l’altoforno 1 da 4.500 tonnellate al giorno. Dopo l’intervento di ristrutturazione, riprenderà a funzionare dal settembre 2013. Ilsussidiario.net ha intervistato Marco Bentivogli, segretario nazionale di Fim Cisl e responsabile sindacale per il settore siderurgico.
Bentivogli, come valuta le prescrizioni dei custodi giudiziari?
Abbiamo ricevuto la notizia dell’ultimo provvedimento poco fa. Adesso si tratta di verificare quale impatto avrà sugli aspetti produttivi e soprattutto occupazionali. Alle 15.30 ci sarà un incontro tra i custodi e le segreterie sindacali territoriali, per illustrare come le prescrizioni impatteranno sulla gestione interna, quindi sulla possibilità che le persone in esubero siano utilizzate per la bonifica. Da sempre abbiamo assunto l’obiettivo dell’ambiente, ma non siamo disposti a rinunciare anche a quello della salvaguardia dell’occupazione.
Quali saranno le vostre richieste ai custodi dell’Ilva?
Le richieste sono nello specifico come si potrà garantire l’occupazione complessiva e come sarà il piano di Ilva per adempiere alle prescrizioni indicate dai custodi stessi. Alcune, come lo spegnimento delle due acciaierie, prevedono un tempo più lungo. E’ chiaro che l’azienda si deve impegnare ad attenersi alle prescrizioni previste. In una situazione in cui tutti si comportano in modo più chiaro e lineare, impegni così profondi possono creare meno problemi dal punto di vista occupazionale e allo stesso tempo garantire la messa in sicurezza ambientale degli impianti.
Ritiene che la convergenza richiesta dal ministro Clini sia avvenuta?
Non ancora, ma anche noi spingiamo nella stessa direzione del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Riteniamo che sia un fatto positivo che la procedura di revisione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) sarà chiusa il 30 settembre. E’ necessario che, come ha affermato Clini, ci sia una convergenza di tutti, a partire dall’azienda, sugli obiettivi e sui comportamenti per andare verso tutte le prescrizioni previste dall’Aia, dai custodi e dalla Procura. Condivido anche il fatto che, sempre secondo il ministro, occorre un atteggiamento univoco dell’Ilva e una intensa collaborazione all’interno dello stabilimento. La stessa che garantisce il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, deve essere assunta da tutto il gruppo dirigente aziendale.
Come valuta il ruolo avuto da Vendola nel caso Ilva?
Il presidente della Regione, Nichi Vendola, all’inizio ha assunto solamente l’obiettivo dell’ambiente. Nella seconda fase si è spostato di più sulla posizione di Fim Cisl, e noi abbiamo spiegato da sempre che se il nemico da abbattere è l’inquinamento e non la produzione dell’acciaio, è possibile produrre l’acciaio e combattere l’inquinamento come avviene in tutta Europa e non solo. Sulla vicenda Ilva il presidente Vendola ha dovuto esercitarsi non solo nelle frasi di denuncia, ma anche nella gestione dei problemi. Il suo profilo è stato quindi meno rivendicativo e più di governo.
In agosto i due cortei della protesta dell’Ilva erano venuti alle mani. I rapporti all’interno del sindacato si sono rasserenati?
Il clima è un po’ più tranquillo. L’intero sindacato inizialmente aveva scioperato unitariamente, finché la Fiom a un certo punto si è sfilata immaginando che ci fosse un’unica strada possibile. I leader Fiom avevano dichiarato infatti che o si sta con i padroni dell’azienda oppure con i magistrati, dimenticando che c’è una terza strada che è stare con i lavoratori. Questi ultimi sono anche cittadini, e quindi hanno bisogno di un ambiente sano a partire dal loro luogo di lavoro. Noi quindi non abbiamo mai organizzato iniziative contro le prerogative della magistratura, ma da subito abbiamo rivendicato che i giudici nella loro autonomia devono contemplare la portata delle loro azioni.
(Pietro Vernizzi)