«E’ una notizia sconcertante. L’Inps possiede ogni mezzo per controllare al meglio la propria attività e il reddito dei cittadini quindi non può accorgersi solo adesso, a distanza di anni, che migliaia di pensionati hanno percepito una quattordicesima senza averne diritto». Attilio Rimoldi, Segretario nazionale della Federazione nazionale pensionati, il sindacato dei pensionati e degli anziani della Cisl, commenta in questa intervista per IlSussidiario.net l’errore di calcolo dell’Inps che costringerà oltre 200mila pensionati a restituire la quattordicesima percepita nel 2009 e nel 2010. Le lettere preparate dall’Istituto di previdenza, anticipate dal quotidiano La Repubblica, verranno spedite a ottobre: ai pensionati coinvolti, che peraltro appartengono alla fascia di reddito più bassa, verrà spiegato che a causa di tale disguido l’Inps provvederà al recupero della somma (circa 400 euro) mediante trattenute mensili di 31 euro da novembre 2012 e per 12 mensilità. “Tale importo – si legge nella lettera che presto verrà spedita – era stato determinato in via provvisoria, in attesa delle necessarie verifiche reddituali. Dall’analisi dei suoi redditi personali relativi all’anno 2009 (ovvero 2008 qualora la Sua pensione sia stata liquidata nel corso dell’anno 2009), è risultato che le è stata corrisposta la somma di euro xxx,xx, non dovuta”. Sembra infatti che nel 2009 l’Inps abbia erogato la quattordicesima sulla base delle dichiarazioni dei redditi dell’anno precedente e delle domande pervenute, tutte corredate con l’auto-dichiarazione del contribuente. Ma, a quanto pare, oltre 200mila pratiche presentano dati sul reddito errati e l’Inps se n’è accorto solo nel momento in cui dall’Agenzia delle Entrate sono cominciate ad arrivare le dichiarazioni del modello Unico 2011 relative ai redditi 2010. «Richiedere tale cifra anni dopo, quando ormai è stata spesa, significa andare a gravare ulteriormente su redditi già appartenenti alla fascia più bassa – ci dice ancora Attilio Rimoldi -. Ovviamente appena possibile chiederemo un incontro all’Inps per discuterne e per verificare le modalità con le quali l’Istituto ha stabilito la non sussistenza del diritto. Resta però il fatto che, anche se tale diritto effettivamente non ci sia, la somma non può essere richiesta così: deve essere trovato un altro modo, dilazionato maggiormente nel tempo, altrimenti i pensionati coinvolti rischiano di veder ulteriormente diminuire le risorse, già di per sé esigue, per poter arrivare alla fine del mese». 



Rimoldi spiega poi che non è la prima volta che l’Inps effettua controlli e recuperi a distanza di anni: «Questo caso è ovviamente macroscopico perché riguarda migliaia di persone con i redditi più bassi, ma purtroppo accade spesso che l’Inps effettui controlli a distanza di anni per poi chiedere restituzioni addirittura con interessi e rivalutazioni. Questo non può accadere e il sistema Inps dovrà fare molta più attenzione nel controllo della propria attività, visto che come detto possiede tutti i mezzi e le possibilità per farlo. Non è concepibile che a distanza di anni si verifichino situazioni del genere».



 

(Claudio Perlini)

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