Per Confindustria il Governo deve essere pronto a sborsare un miliardo di euro. E’ quanto ci vuole secondo l’associazione degli imprenditori per sostenere gli investimenti nell’innovazione e ricerca. L’incontro fra Confindustria e esecutivo è previsto questo mercoledì: sarà discussa la cosiddetta piattaforma delle imprese con tanto di richiesta di sgravio fiscale. E’ questa la strada secondo l’associazione per ridurre la mancata competitività del nostro sistema di imprese e far sì che possa aumentare l’occupazione. Tutto questo in uno scenario dove la stessa Confindustria è consapevole che i soldi a disposizione sono molto pochi (il ministero dell’economia ad esempio deve trovare sei miliardi di euro per far sì che il prossimo mese di giugno non scatti un nuovo aumento dell’Iva). Ma la richiesta sarà avanzata lo stesso. In settimana è prevista anche l’apertura dei tavoli di contrattazione con i sindacati, a tema quasi duecentomila posti di lavoro di cui trentamila a rischio licenziamento e numerose aziende sull’orlo della chiusura. Lo stesso ministero per lo sviluppo ha definito quello che sta arrivando l’autunno più caldo degli ultimi vent’anni. Ecco perché per Confindustria è il momento di puntare sulla crescita, unico modo per creare occupazione. Si cerca insomma di riprendere da quel pacchetto per le imprese che Confindustria aveva già presentato a inizio agosto con altre associazioni di categoria come Rete Imprese Italia, Alleanza delle cooperative, Abi e Ania. Tra le varie richieste di allora la semplificazione della burocrazia del lavoro, la riduzione dei costi energetici, la costruzione di infrastrutture, il pagamento da parte della pubblica amministrazione dei tanti debiti nei confronti delle imprese che hanno lavorato per lei. Per Confindustria, fatto salvo la difficoltà del governo a venire incontro a tutte queste richieste, qualcosa è possibile ottenere Fra tutto, si mira al credito di imposta per le aziende che investono in innovazione e ricerca. Verrà poi chiesta una politica industriale che è una richiesta avanzata anche dai sindacati. Una politica di ricerca, dove però sono necessari anche qui i soldi pubblici (e quelli privati). Oggi alla ricerca viene destinato l’1,2% del Pil contro il 2% della media europea. 



In questo scenario arrivano i dati Istat sull’occupaizone. In cinque anni i giovani under 35 che non lavorano sono aumentati di un milione e mezzo.

 

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