Il Meridione versa in condizioni decisamente peggiori di quanto non ci si aspettasse. Secondo i dati che emergono dal rapporto Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, la disoccupazione reale supera il 25%, i consumi non crescono da 4 anni mentre il Pil procapite meridionale, nell’ultimo decennio, è passato solamente dal 56,1% di quello del settentrione al 57,7%. «Non è esagerato oggi parlare di vera e propria segregazione occupazionale delle donne, che nel Mezzogiorno scontano una precarietà lavorativa maggiore sia nel confronto con i maschi del Sud sia con le donne del resto del Paese», afferma il rapporto. Come si è giunti a una tale situazione e come se ne esce? IlSussidiario.net lo ha chiesto a Gaetano Troina, professore di Economia aziendale presso l’Università di Roma Tre. «Spesso si parla di rilancio dell’economia meridionale, di incentivi alle imprese, senza ricordare che non è pensabile insediare, ad esempio, una grande impresa automobilistica senza infrastrutture. Il Meridione, infatti, dal punto di vista dei trasporti, è stato abbandonato. Se per andare da Roma e Milano ci vogliono 2 ore, da Roma a Catania ce ne vogliono 12. Basti pensare che, una volta superato lo Stretto, ci troviamo con un binario soltanto». E questo, è un problema. «Si aggiunga, inoltre, come è noto, una generalizzata situazione di natura socio-mafiosa. Otre, evidentemente, all’abbandono da parte dello Stato. Sia dal punto di vista della garanzia del diritto che del sostenimento oggettivo dello sviluppo del Sud».



Tutti sanno come, nel corso degli anni, sono stati distribuiti i vari incentivi statali. «Si è deciso di procedere con finanziamenti a pioggia, di per sé inutili e che, oltretutto, hanno generato malversazioni di stampo politico-elettorale». Si sarebbe dovuti partire da quello che già c’era: «L’agricoltura  e il turismo; due elementi che, invece, sono stati abbandonati a se stessi. Lo Stato avrebbe dovuto difenderli, farli crescere, favorirne lo sviluppo, assecondando la naturale vocazione del Meridione. Ha lasciato, invece, che l’ambiente socio-mafioso distruggesse tutto». Un vero peccato. Tanto più che, un tempo, il Sud stava molto meglio del Nord. «Non c’è dubbio che nel periodo precedente all’Unità d’Italia il Sud fosse molto più ricco, né che molte promesse fatte per agevolare l’unità d’Italia furono rimangiate il giorno dopo, né che, infine, molte sue ricchezze, furono trasportate al Nord».



Resta da capire se, oggi, sia ancora possibile fare qualcosa. «Anzitutto, occorre prendere consapevolezza del fatto che il problema non può essere affrontato solamente in termini economici, ma secondo tutti i suoi fattori culturali e sociali. Detto questo, temo che il governo non disponga delle risorse necessarie per agire in maniera efficace».

Con il Sud, secondo Troina, abbiamo perso enormi occasioni. «A questo punto, ne stiamo pagando le conseguenze. Avremmo sfruttare le differenze come vantaggi competitivi. Oggi, ancora una volta, non ci resta che puntare su agricoltura e turismo. Tenendo presente quanto il rilancio sia estremamente difficile  ma che quantomeno, possiamo iniziare ad arrestare il degrado». 



 

(Paolo Nessi)

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