Sul fronte degli esodati, tutto tace. Questa volta, non tanto (o non solo, almeno), per colpa della politica. Quanto a causa di un organismo incardinato tra le strutture istituzionali, ma non eletto da nessuno. Ovvero, la Ragioneria generale dello Stato. Che, sistematicamente, si è imposta l’obbligo di disfare la sera l’ordito composto dalla commissione Lavoro la mattina. Silvano Moffa, che presiede la Commissione alla Camera, ha denunciato, in una missiva invita al ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e a quello del Lavoro, Elsa Fornero, la situazione, spiegando che non è possibile «procedere all’esame di diversi filoni che riguardano le modifiche alla vigente normativa in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico (testo Damiano, Dozzo, Paladini) per l’insufficienza, e in alcuni casi l’assenza, dei dati e dei chiarimenti richiesti al dicastero dell’Economia e delle Finanze». IlSussidiario.net ha chiesto direttamente all’onorevole Moffa di spiegare l’oggetto della sua denuncia. «In commissione abbiamo redatto una proposta di legge, approvandola all’unanimità e trovando condivisione da parte dalle altre commissioni. Tranne dalla commissione Bilancio, dove, a causa del parere della Ragioneria dello Stato, si è arenata». Ecco cosa prevede il testo: «In sostanza, individua la copertura necessaria per salvaguardare tutti gli esodati nel gettito proveniente dai giochi». Copertura che, tuttavia, non sarebbe sufficiente. «La Ragioneria afferma che il calo dei proventi delle lotterie renderà difficile coprire capitoli di spesa precedentemente stanziati; figuriamoci, quindi, se ci saranno abbastanza soldi anche per gli esodati». Fin qui, sembrerebbe un semplice parere neutrale. «In realtà – aggiunge Moffa – la Ragioneria si ostina nell’affermare che manca la copertura con un atteggiamento tutt’altro che collaborativo. Se sostiene, infatti, che mancano i soldi, dovrebbe essere suo compito agevolare il Parlamento nel reperirli; tanto più che abbiamo avanzato una richiesta esplicita di chiarimento. Invece, nulla. Nonostante abbia l’obbligo di rispondere alla Commissioni e di identificare le migliori condizioni per operare».
Secondo Moffa, abbiamo, ormai, valicato tutti i limiti possibili immaginabili. Non si capisce, in effetti, come la Ragioneria possa prevalere sul Parlamento sovrano. «E’ proprio quanto – continua Moffa – denuncio nella lettera. Credo che sia venuto il momento che il Parlamento faccia sentire la sua voce. Nell’eventualità che il ritardo continui, faremo, comunque, sentire la nostra voce. Tanto più che il problema degli esodati è già stato calendarizzato e stiamo parlando di persone cui sono stati lesi alcuni diritti». Difficile capire perché l’organo contabile si ostini in questa pervicacia. «Capisco bene che, oggi, vi siano problemi di tenuta complessiva del bilancio. Tuttavia, non è la Ragioneria che deve stabilire dove destinare i fondi disponibili. Continuare a tenere in giacenza le leggi e bloccare il Parlamento non è più possibile. Oltretutto, dai documenti che abbiamo analizzato, siamo in grado di dimostrare che la copertura esiste, eccome».
Più in generale, non si capisce perché il governo ancora non abbia, a oggi, dato via a quel piano di vendita del patrimonio pubblico che avrebbe risolto alla radice qualunque problema di copertura. «Abbiamo 400 miliardi. Io ho presentato una proposta di legge per la dismissione dei beni immobili che prevede una procedura semplificata, consentendo la cessione alle Cassa depositi e prestiti, liberando enti e Comuni dell’onere della vendita e facendo in modo che, con un anticipo, abbiamo una disponibilità immediata; in seguito, la Cdp procederebbe alla valorizzazione e alla vendita. Invece, si continua a ragionare sull’istituzione dell’ennesimo fondo che alimenterebbe l’istituto bancario creditizio».