Questa volta, la ricetta suggerita dalla leader della Cgil Susanna Camusso per andare incontro alle esigenze degli italiani, presta il fianco alle critiche in maniera davvero sin troppo semplice. Intervistata da Repubblica, il segretario sindacale ha individuato nella detassazione delle tredicesime di lavoratori e pensionati, per i redditi fino a 150mila euro, la priorità assoluta di questo governo e, nella fattispecie, di chi regge il dicastero del welfare. Il senatore del Pdl e vicepresidente della commissione Lavoro, Maurizio Castro, spiega a ilSussidiario.net perché la Camusso, questa volta, ha inequivocabilmente sbagliato bersaglio. «Le tredicesime sono, tra gli obiettivi della detassazione, il più sbagliato in assoluto. Siamo tutti d’accordo sul fatto che il lavoro vada detassato; ma occorre capire su quale voce agire per determinare quelle leve in grado di produrre dinamiche virtuose in termini di lavoro e produttività. Va da sé, per intenderci, che questo processo sarebbe favorito, ad esempio, dalla detassazione del premio di produttività». Per le tredicesime, vale il discorso opposto. «Se secondo la Camusso è sufficiente limitarsi a diminuire l’imposizione fiscale sulle voci fisse della retribuzione al fine di riattivare i consumi interni, significa che, per lei, gli ultimi 20 anni sono passati invano. Anzitutto, si tratterebbe di pochi soldi in più che non sarebbero usati per ulteriori consumi ma, considerata la situazione di incertezza, verrebero semplicemente risparmiati; il costo di un’operazione del genere, inoltre, sarebbe spaventosamente alto senza alcun corrispettivo effetto virtuoso». E infine: «tutte le scelte operate della organizzazioni sindacali sono andate in senso contrario: a partire dal Protocollo Amato del 31 luglio ‘92 e con il Protocollo Ciampi del 23 luglio del ’93. Allora si stabilì che la direzione di qualunque intervento fiscale sul lavoro sarebbe dovuta essere indirizzata ad un incremento della produttività. Il che accade riducendo il carico tributario sulle voci variabili che misurano l’incremento di qualità, profittabilità e competitività».
Le dichiarazioni della Camusso sono tutt’altro che ideologicamente neutre. «Riflettono – spiega Castro – una visione del mondo tipica di parte del mondo sindacale. Detassare le tredicesime rappresenterebbe un intervento volto all’affermazione di un’ottica centralista, una semplice decisione imposta da Roma, in un quadro di regolazione dei rapporti di lavoro di stampo statalista; detassare i salari di produttività, al contrario, è un’operazione decentrata, in grado di favorire la virtuosità dei processi aziendali, perché lascerebbe spazio alla contrattazione periferica, aziendale o territoriale che sia».
(Paolo Nessi)