Dopo le dichiarazioni di Marchionne dal Quattroruote Day di Milano, in cui ha attaccato la politica (“Politici osceni su Melfi, siamo pronti a confermare i nostri impegni per l’Italia; nel giro di tre o quattro anni tutti gli impianti italiani saranno a pieno regime e riassorbiranno tutti i lavoratori”), Pierluigi Bersani ha replicato in diretta a Radio24 all’ad di Fiat: “Marchionne provi a contestare le mie parole, quando ho detto che la cassa integrazione si giustifica solo se serve per allestire nuove linee di produzione e dunque nuovi posti di lavoro. E ho aggiunto che il Governo dovrebbe chiedere spiegazioni alla Fiat. Questa non mi sembra un’oscenità. Cerchiamo di rispettarci a vicenda: Marchionne rispetti i politici”. Ricordiamo che Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, aveva chiesto al Governo di convocare l’azienda prima di firmare il decreto per la cassa integrazione a rotazione a Melfi. Ilsussidiario.net ha raggiunto Giorgio Santini, grande conoscitore del caso Fiat, una vita nella Cisl e oggi prossimo candidato alle elezioni per il Pd, per cercare di fare un po’ di chiarezza su questo punto.



Perché tanto clamore su questa vicenda?

Chi conosce bene il mondo dell’auto sa che quando si fanno degli investimenti, inevitabilmente, bisogna cambiare gli impianti. Per cambiare gli impianti ci vuole un momento di sospensione del lavoro. Ammetto che la cassa integrazione è sempre spiacevole per tutti, ma il problema vero a Melfi è che la cassa integrazione è finalizzata a fare gli investimenti. Ci lamentavamo e giustamente perché c’era un ritardo nel piano degli investimenti, ora finalmente questo piano almeno per Melfi è stato annunciato. Si faranno due nuovi modelli, quindi bisogna fare delle linee produttive adatte ai nuovi modelli. Significa togliere quelle preesistenti. Personalmente sono dell’idea di sdrammatizzare l’allarme che si è creato.



Quindi ancora una volta molto rumore perché parla Marchionne e perché trattasi di Fiat…

È il solito clamore che segue sempre le parole di Marchionne, anche perché lui usa sempre modi piuttosto diretti. Naturalmente è importante sempre la massima vigilanza sul fatto che vengano rispettati i tempi, che questo avvenga come è stato detto con il minor utilizzo possibile della cassa integrazione e che il saldo della produzione non sia negativo, ovvero che l’occupazione venga mantenuta se non sviluppata. Queste sono le cose oggettive. Teniamo anche conto che siamo a Melfi, nel mezzogiorno, quindi il problema occupazionale è molto importante.



Crede che il suo giudizio sia condiviso all’interno del mondo politico e, soprattutto, del Pd?

In questo momento non essere preoccupati per il futuro dell’automobile, per il futuro dell’occupazione e del mercato dell’auto e del gruppo Fiat sarebbe un errore, perché siamo in mezzo a una tempesta che mette a dura prova la tenuta produttiva e occupazionale del settore. Quindi che ci sia preoccupazione lo trovo giusto, come anche che ci sia una stretta vigilanza per il rispetto degli impegni. Detto questo, credo che i fatti oggettivi siano sotto gli occhi di tutti; si ricorre alla cassa integrazione per due motivi di solito: per crisi aziendali o per riorganizzazione.

E il caso di Melfi è proprio un caso di riorganizzazione aziendale…

Sì, questo è il caso di Melfi: ovvero di una riorganizzazione in presenza di investimenti; e la cassa integrazione è nella fattispecie legata a investimenti che a loro volta sono legati alla possibilità di mantenere l’occupazione in quello stabilimento una volta che andrà in riduzione la produzione della Punto, perché – come tutti sanno – tutti i modelli hanno una punta massima di mercato e poi dal mercato scompaiono. Quindi è giusto essere vigili e attenti, ma questa non è una notizia negativa. È invece una notizia da guardare con interesse perché significa che, almeno per Melfi, si fanno gli investimenti come si sono fatti a Pomigliano e a Grugliasco. Poi toccherà a Mirafiori e Cassino.

 

Dopo il significativo abbandono di Pietro Ichino, non crede che il Pd debba sciogliere qualche ambiguità di fondo per quanto riguarda il lavoro e l’economia?

 

Credo che dobbiamo essere molto concreti. Oggi siamo in presenza di una grossissima crisi economica, produttiva e occupazionale. Alle persone che hanno perso il lavoro, ai giovani che non entrano nel mercato e a tutti coloro che vivono questa situazione di sofferenza, non interessa se ha ragione chi sta a destra o a sinistra, se ha ragione Ichino o ha ragione Fassina… interessa invece che si crei lavoro: questo è il punto fondamentale. Mi è stato chiesto, e ne sono onorato, di partecipare a queste elezioni e di portare dentro il Pd la mia storia di uomo del lavoro, della contrattazione e della sintesi contrattuale tra lavoro e impresa; la cosa più importante è che si crei lavoro.

 

E come si può procedere in quest’ottica?

 

Io credo soprattutto attraverso la leva fiscale sulle assunzioni e sugli investimenti, attraverso politiche di sviluppo, di formazione e di riqualificazione, sapendo che sono tante le politiche da fare. Bisogna unire gli sforzi per creare lavoro, per dare prospettive di futuro e di speranza alle persone. Su questo il Pd è d’accordo e io credo che anche le diverse visioni si comporranno auspicabilmente una volta che il nuovo Governo entrerà in funzione dopo le elezioni.

 

(Giuseppe Sabella)