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Le elezioni sono ormai alle porte e ci invitano, ora più di prima, a riflettere sui temi prioritari in grado di favorire l’auspicabile ripartenza del nostro Paese. A questo fine, tuttavia, bisogna anzitutto guardare i dati della realtà, conoscere ciò che c’è in gioco per poi giungere ad avere idee chiare, e il più possibile condivise, così da “co-stringere” la politica a dare risposte adeguate a ciò che ci sta veramente a cuore.
Per questa ragione, nelle prossime settimane, vogliamo contribuire a una riflessione sulle tematiche inerenti al lavoro, anche attraverso un’agenda di giudizi e domande. Un dialogo aperto, dunque, che nasce da persone che – decidendo di prendere sul serio tutto il desiderio che si ritrovano addosso di bellezza, giustizia, amore e verità – nel pensare al bene comune non possono non volere favorire la liberazione di energie e potenzialità in ogni uomo e nella società intera. Questo impeto e le sue conseguenze non possono essere delegate alla politica: soprattutto in tempi come questi appare infatti evidente che ciascuno ha la responsabilità di contribuire, attraverso il proprio compito specifico, alla realizzazione di una tale prospettiva.
Considerando con questo metodo innanzitutto il mercato del lavoro – il cui miglioramento rappresenta, appunto, il nostro compito prioritario – emergono una serie di domande decisive per il futuro del nostro Paese. Ad esempio, possiamo chiederci se esista davvero una flessibilità buona e se possiamo mettere a punto a tale riguardo strumenti considerabili come positivi e non solo come un male minore; se il diritto al lavoro sia totalmente incondizionato; se la produttività sia essenziale o meno per ridurre il costo del lavoro e aumentare le retribuzioni; come inserire in una prospettiva stabile i giovani nel mondo del lavoro; a che livello e come permettere alle donne di scegliere o di far coesistere il lavoro in azienda e quello in famiglia; quale sia il corretto rapporto tra pubblico e privato nei servizi al lavoro, e via dicendo.
Tutte domande, queste, per rispondere alle quali occorre fare un cammino di conoscenza sistematica e approfondita di ciò che il reale ci pone quotidianamente davanti agli occhi. Incamminandoci in una tale, appassionante, scoperta di fatti e soluzioni potremo dunque perseguire un’autentica ricerca del bene comune. E questo avverrà – per quanto attiene a chi, come noi, opera nel mercato del lavoro – senza puntare all’affermazione di meri interessi particolaristici, né pensando che le soluzioni possano giungere quale esito della somma di mediazioni tra interessi diversi. Per perseguire questo ambizioso compito occorre piuttosto la disponibilità a farsi aiutare da veri maestri e ottimi compagni di cammino, così da poter avere più a cuore un’autentica conoscenza della realtà che l’affermazione dei propri immediati interessi: del resto, per conoscere, occorre amare la verità più di se stessi, occorre, cioè, essere buoni.
E oggi più che mai, al di là della circostanza delle elezioni, è fondamentale essere di stimolo non solo alla politica, ma anche alla società, perché compia incessantemente questo lavoro di ricerca di soluzioni orientate al bene comune. Ai politici e alle istituzioni chiediamo innanzitutto, dunque, la lealtà di assecondare questa volontà e di dare il proprio contributo in termini di leadership, assumendo la piena responsabilità di una guida che abbia a cuore il bene del popolo.
In sintesi, il lavoro che ci attende è quindi anzitutto quello di porci e di porre le domande giuste sulle principali questioni aperte per la crescita del nostro Paese e di cominciare a collegare tra loro, organicamente, quegli inizi di risposta che emergeranno come potenzialmente adeguati, ma che richiedono sempre un’accurata e continua verifica attraverso l’osservazione di ciò che accade e vari approfondimenti con personalità autorevoli.
Questo è il contributo che ci sentiamo di dare oggi, affinché il nostro Paese possa ritrovare la strada di una crescita sostenibile ed equa.